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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il caso

Biagi-Scajola, Maroni rivela: "Era in pericolo, scrissi al ministro"

"Temevo per la vita di Marco, che allora era mio consulente al Welfare", rivela Roberto Maroni. Il caso si riapre: l'ipotesi di reato è omicidio per omissione

ROMA - Non solo Luciano Zucchi, l'ex capo della segreteria di Scajola. Anche Roberto Maroni, attuale governatore della Lombardia, ricorda come su Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo 2002, fosse alta l'attenzione per il timore di un attentato contro di lui. "Sono io ad aver scritto una lettera al ministro dell'Interno Claudio Scajola. Chiedevo di estendere la scorta a Marco Biagi, anche a Bologna, dove viveva", ricorda l'ex ministro del Welfare.

Il caso dunque è riaperto. I rappresentanti delle istituzioni non fecero quanto avrebbero potuto per proteggere Marco Biagi: è questa l'ipotesi, l'omicidio per omissione, su cui la procura di Bologna ha deciso di riaprire l'inchiesta sulle eventuali mancanze nella protezione del giuslavorista. A portare all'apertura di una nuova indagine contro ignoti sono state le carte sequestrate a Luciano Zocchi, ex capo della segreteria di Claudio Scajola, allora ministro dell'Interno. I titolari del fascicolo, il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane, devono comunque individuare, prima di eventuali iscrizioni al registro degli indagati, chi avesse la responsabilità nella revoca della scorta a Biagi.

La lettera di cui oggi Maroni rivendica la paternità è stata ritrovata tra le carte di Scajola dalla Finanza. I documenti sarebbero stati sequestrati il 9 luglio 2013 a casa di Luciano Zocchi, ai tempi capo della segreteria di Scajola. Si tratta di un quaderno rosso che conteneva l'elenco delle carte portate a casa da un agente del Sismi, chiamato dallo stesso Zocchi. Fascicoli recuperati dai finanzieri nell'abitazione dello 007 e che riguardavano, tra l'altro, il G8 di Genova e appunto l'omicidio di Marco Biagi. Secondo quanto emergerebbe, risulta che Scajola fosse perfettamente informato del pericolo che correva Marco Biagi senza la scorta.

Maroni, ricorda il quotidiano La Repubblica, svela che partì dal suo ufficio la richiesta di aiuto per proteggere il suo consulente. Ma non servì: Biagi, nel mirino delle nuove Br che avevano già eliminato tre anni prima Massimo D'Antona, venne ucciso il 19 marzo 2002. Proprio a Maroni, Biagi aveva scritto parole che appaiono come una tragica premonizione: "Se dovesse malauguratamente occorrermi qualcosa, desidero si sappia che avevo inutilmente informato le autorità di queste ripetute telefonate minatorie, senza che venissero presi provvedimenti".

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