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Venerdì, 29 Marzo 2024
LAVORO

"Impiccarono" Marchionne, licenziati quattro operai Fiat

Sono cassintegrati del polo logistico di Nola. La dimostrazione la settimana scorsa, dopo il suicidio di un'operaia dello stesso reparto

Sono stati linceziati per aver violato "i più elementari doveri discendenti del rapporto di lavoro" e aver provocato "gravissimo nocumento morale all'azienda e al suo vertice societario".

Queste sono le motivazioni che la Fiat ha fornito per il licenziamento dei quattro cassintegrati del polo logistico di Nola (in provincia di Napoli), dopo che qualche tempo fa avevano iscenato davanti i cancelli dello stabilimento il suicidio di Sergio Marchionne e la sua successiva veglia funenbre.

I lavoratori Fiat impiccano Marchionne - Foto Facebook

LE RAGIONI DELLA DIMOSTRAZIONE - L'azione era stata iscenata dopo che qualche tempo prima, Maria Baratto, un'operaia dello stesso reparto, sempre in cassa integrazione, si era tolta la vita nella sua abitazione di Acerra.

Gli operai avevano iscenato il suicidio e la veglia funebre dell'amministratore delegato di Fiat e poi avevano ricordato le loro vertenze sindacali: chiedevano il rientro a Pomigliano dei circa 300 operai trasferiti alla logistica di Nola nel 2008. La cig dei lavoratori scade il 13 luglio e nei giorni scorsi l'azienda ha avviato la procedura per il rinnovo di un anno.

LE REAZIONI - I quattro operai licenziati fanno parte del 'comitato di lotta Cassaintegrati e licenziati' dello stabilimento Fiat di Pomigliano e hanno già annunciato che domani saranno davanti alla fabbrica per un presidio ai cancelli, in concomitanza con uno sciopero di due ore proclamato dai Cobas lavoro privato dalle 13 alle 15, in segno di protesta contro i provvedimenti disciplinari, ritenuti "eccessivi" a fronte delle due manifestazioni messe in atto.

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