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Venerdì, 29 Marzo 2024
Sociale

Malati gravissimi a Roma: "Se non ci ascoltano ci lasceremo morire"

Sciopero della fame e della sete per 43 persone. Mercoledì 7 maggio presidio davanti il ministero dell'Economia: "Il governo da troppo tempo non ci ascolta"

E' arrivato a Civitavecchia Salvatore Usala presidente del Comitato 16 novembre, che da diverso tempo porta avanti una protesta per i tagli che il governo ha apportato all'assistenza per i malati gravi e gravissimi. E non è da solo: sono in arrivo diversi malati gravissimi e le loro famiglie per un presidio permanente che comincerà mercoledì 7 maggio davanti il ministero dell'Economia.

Usala insieme ad altre 43 persone affette da gravi disabilità ha cominciato lo sciopero della fame e della sete totale. “Ci lasceremo morire se i nostri tre 'punti di civiltà' non saranno accolti” ha detto sbarcando a Civitavecchia.

LA PROTESTA DISPERATA - Da tempo disabili e malati gravissimi denunciano l'indifferenza del governo rispetto alle loro richieste: avviare un tavolo interministeriale sul piano nazionale per la non autosufficienza, eliminazione dal calcolo dell'Isee delle provvidenze sociali esenti dall'Irpef, erogare entro maggio il fondo della non autosufficienza.

Qualche mese fa l'esecutivo aveva annunciato che il fondo per la non autosufficienza sarebbe stato aumentato del 30%: ai 275 milioni di euro previsti si sarebbero andati ad aggiungere 75 milioni per i malati gravissimi. Ma ancora non è cambiato nulla: “Faremo lo sciopero della fame e della sete totale e non ricaricheremo le batterie dei respiratori - spiega Usala -  Senza le risposte adeguate ci lasceremo morire, ci autorottameremo”.

"SIAMO ALLA CANNA DEL GAS" - All'arrivo di Usala al porto di Civitavecchia già qualche segnale dall'esecutivo è stato dato: Franca Biondelli, sottosegretario delegato dal ministro Giuliano Poletti ha proposto un incontro il martedì 6 maggio o il giovedì 8 giugno. "Ringraziamo Biondelli che in questi anni era presente ai nostri presidi. Ma questo incontro proposto non è utile: vogliamo incontrare i tre ministeri Salute, Economia e Welfare. Vogliamo un intervento strutturale che cambi la nostra condizione in modo da non dover più tornare in piazza perché noi non siamo persone da 80 euro al mese" ha detto Mariangela Lamanna, del Comitato 16 novembre, sorella di Giusy, malata gravissima anche lei in sciopero.

In realtà l'adesione allo sciopero della fame e della sete è in aumento: "Sempre più sono i malati che ci sostengono perché c'è una stanchezza generale visto che tutti i governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla di concreto" continua Lamanna. In effetti le promesse da parte dei vari esecutivi erano state fatte: il 17 aprile 2012 dopo la morte di Raffaele Pennacchio, malato di Sla, davanti alle porte del ministero dell'Economia, l'allora ministro della Salute Maria Cecilia Guerra aveva promesso l'attuazione del piano per la non autosufficienza nel giro di trenta giorni. Ma da allora non si è più mosso nulla: "Sono passati due anni e noi famiglie siamo alla canna del gas. Sono provvedimenti che vanno attuati subito. Per questa stavolta dal ministero non ce ne andiamo" ha concluso Lamanna.

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