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Venerdì, 26 Aprile 2024
Omicidi / Catania

Uccisa dal marito dopo 12 denunce, annullato il risarcimento ai tre figli minorenni

Il caso di Marianna Manduca: la sentenza di primo grado stabilì che la magistratura non aveva fatto abbastanza per proteggere la donna, ma secondo la Corte d'Appello "il marito l'avrebbe uccisa lo stesso"

Per 12 volte Marianna Manduca aveva denunciato il marito violento, Saverio Nolfo, che poi il 3 ottobre 2007 riuscì a ucciderla con sei coltellate al petto.

Il verdetto di primo grado aveva concesso ai tre figli della vittima un risarcimento di 259mila euro perché la magistratura non aveva fatto abbastanza per proteggere la loro mamma. Ma in appello, come riporta Il Corriere della Sera, è stato invece chiesto loro di restituire tutto

Marianna Manduca aveva 32 anni quando fu uccisa dal marito a Palagonia, nel Catanese. In primo grado i giudici avevano parlato di "grave violazione di legge con negligenza inescusabile". In poche parole i pm avevano fatto troppo poco per proteggere la donna dalla violenza del marito e non avevano adottato "nessuna misura per neutralizzare la pericolosità di Saverio Nolfo". Ma ora la sentenza è stata ribaltata. La Corte, infatti, ritiene che a nulla sarebbe valso sequestrare a Saverio Nolfo, condannato a 21 anni per l'omicidio della moglie, il coltello con cui l'ha uccisa "dato il radicamento del proposito criminoso e la facile reperibilità di un'arma simile".

Il caso di Marianna Manduca, le 12 denunce inascoltate

Il Corriere ricorda che anche all'epoca dei fatti, nel 2007, per i maltrattamenti e le minacce di morte era previsto la legge prevedeva anche l'arresto, ma i comportamenti di Nolfo non furono tali da consentire l'applicazione della misura cautelare. Questa almeno è l'intepretazione dei giudici. Nonostante le dodici denunce dunque Marianna era destinata ad essere un vittima sacrificale perché ormai il marito aveva maturato l'intenzione di ucciderla. 

I tre figli della coppia sono stati adottati da un cugino di Marianna Manduca, Carmelo Calì di Senigallia, che non aveva mai conosciuti i ragazzi ma che aveva deciso di prenderli per evitare che andassero in una casa famiglia. Formalmente è Palazzo Chigi a chiedere indietro i soldi 

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