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Martedì, 23 Aprile 2024
STATI UNITI / Siracusa

Pericolo attentati in Libia, 500 marines Usa a Sigonella

Gli Stati Uniti hanno spostato la forza di intervento rapido dalla Spagna alla base in provincia di Siracusa. Decisione presa nel timore di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia

SIRACUSA - Il Pentagono ha spostato un contingente di circa 500 marines dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia, nel siracusano. Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia ed eventualmente effettuare la loro evacuazione.

"Così saremmo pronti a rispondere (rapidamente) se necessario, se le condizioni (sul terreno in Libia) peggiorassero o se ci fosse richiesto", ha spiegato Little. A Washington Barack Obama è sempre più in difficoltà per l'attacco dell'11 settembre scorso al consolato di Bengasi, nel quale persero la vita l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre americani.

L'unità spostata a Sigonella è dotata degli aerei da trasporto V-22 Osprey. Si tratta di un 'convertiplano' (un bi-turboelica in grado di decollare come un elicottero e poi volare come un normale aereo). L'Osprey è in grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 km/h.

In questi giorni negli Usa sono forti le polemiche, soprattutto dal fronte repubblicano, sul mancato intervento per salvare l'ambasciatore e il suo staff (quella sera sembra che, tranne pochi operativi della Cia situati in un altro edificio a Bengasi, le truppe Usa più vicine si trovassero nella base di Aviano in Friuli), oltre che sulla ricostruzione degli eventi.

Responsabile dell'azione secondo la Cia fu il gruppo terrorista Ansar al-Sharia legato ad al Qaeda ma l'ambasciatrice all'Onu e fedelissima di Obama (si era alle ultime battute della campagna elettorale per le presidenziali), Susan Rice, raccontò che Stevens era rimasto vittima della reazione spontanea della popolazione furiosa per un film islamofobo realizzato negli Usa. Negli ultimi giorni è emerso che l'allora portavoce del dipartimento di Stato, Victoria Nuland, aveva fatto pressione per modificare la prima versione del rapporto della Cia.

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