Consiglio di Stato: "Trascrizioni dei matrimoni gay illegittime"
Una sentenza valida per tutte quei comuni che hanno riconosciuto i matrimoni tra persone dello stesso stesso avvenute all'estero. La vicenda giudiziaria era partita dal comune di Roma
Il consiglio di Stato ha deciso: il riconocimento da parte dei comuni italiani di matrimoni tra persone dello stesso avvenuti all'estero non è legittimo. Una sentenza che parte dal caso della capitale ma in realtà si riferisce a tutte le città in cui le trascrizioni sono state effettuate: Bologna, Milano, Torino.
I FATTI - Tutto era cominciato al comune di Roma il 18 ottobre 2014: l'allora sindaco Ignazio Marino aveva trascritto sui registri dell'anagrafe sedici matrimoni omosessuali. Poi il prefetto Giuseppe Pecoraro, su indicazione del ministero degli Interni, aveva annullato il provvedimento. Quindi c'era stato il ricorso in consiglio di Stato, che è stato respinto.
LE RAGIONI - Secondo i giudici i matrimoni tra persone dello stesso sesso non possono essere trascritti nei registri civili proprio perché non possono essere officiati: in Italia uno dei requisiti per potersi sposare è quello di essere di sessi diversi. È compito proprio del funzionario che celebra le nozze verificare la presenza dei requisiti. Lo stesso deve fare l'ufficiale che trascrive le unioni all'estero: se i requisiti non ci sono la trascrizione non è legittima.
Il tutto nonostante i documenti europei o trattati internazionali: "Non appare in definitiva configurabile allo stato del diritto convenzionale europeo e sovranazionale un diritto fondamentale al matrimonio omosessuale" si legge nella sentenza. Il consiglio ha anche stabilito che i prefetti hanno l'autorità di annullare registrazioni illegittime, esattamente come aveva fatto Giuseppe Pecoraro nella capitale. Una decisione che ribalta quella del Tar del Lazio di qualche mese fa: secondo il tribunale amministrativo l'annullamento poteva essere disposto solo dall'autorità giudiziaria ordinaria.
