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Martedì, 19 Marzo 2024
Delitto di Avetrana

Le confessioni di Michele Misseri: "Quando ero piccolo ho subito violenze"

Il contadino di Avetrana, zio di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa nel 2010, avrebbe confessato ad una psicologa di essere stato violentato da bambino

ROMA - Botte, violenze e umiliazioni. Sarebbe stata un'infanzia da incubo quella di Michele Misseri, il contadino di Avetrana zio di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa nel paese del tarantino nell'agosto del 2010

A confessarlo alla psicologa consulente della difesa, Annamaria Casale, nell'estate del 2013, sarebbe stato proprio lo stesso "zi Michele". "Quando ero piccolo ho subito delle violenze, non da mio padre, ma da un suo cugino che ormai è morto. Ho subito abusi sessuali, robe del genere, a pensare ho ancora adesso i dolori. Non l'ho mai detto a nessuno" si sente in una delle registrazioni di un colloquio tra Misseri e la psicologa. 

"Mia moglie - prosegue il contadino riferendosi alla violenze subite da piccolo, quando aveva sette anni - l'ha scoperto dopo, quando l'ho detto in Tribunale. Nemmeno i miei figli lo sapevano. Non ricordo quante volte sia successo, ma più di una volta". 

Tutti eventi che lo hanno segnato nel profondo e che potrebbero essere ricomparsi al momento dell'omicidio della nipote. "Sono stato legato sotto un albero - si sente ancora nella registrazione - quel famoso albero di fico sotto il quale volevo lasciare Sarah. Vi ho lasciato lì Sarah, perché quell'albero nascondeva troppe cose. È lì che mio padre ci legava, cioè mi legava con le mani dietro, dietro alla spalla. Potevi girare tutto l'albero, ma fuori dall'albero non uscivi, tanto non ti vedeva nessuno. Anche se passavano persone non ti vedevano. È lì che ho subìto quel che ho subìto - ripete - Non ricordo quanto, se rimanevo due ore, tre ore. Ricordo che il più delle volte mia madre mi portava da mangiare di nascosto e poi prendeva botte da mio padre".

Misseri è stato condannato a otto anni per soppressione di cadavere nel processo per la morte di Sarah Scazzi. Sua moglie, Cosima, e sua figlia, Sabrina, sono state invece condannate all'ergastolo in primo grado per omicidio doloso

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