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Giovedì, 25 Aprile 2024
Omicidi

Migrante ucciso a Fermo, il legale della compagna: "Emmanuel si è soltanto difeso"

Secondo Titti Astorri, legale della moglie della vittima, i risultati dell'autopsia non cambiano il quadro generale dell'omicidio: "Mancini ha colpito deliberatamente. Le ferite sul suo corpo? Non è stato nemmeno ricoverato in ospedale"

Continuano le indagini sulla morte di Emmanuel Chidi Namdi, il richiedente asilo nigeriano ucciso martedì scorso nella cittadina marchigiana. 

Ieri l'autopsia ha stabilito alcuni punti fermi sulla morte del profugo, vittima di un'aggressione a sfondo razziale mentre passeggiava con la sua compagna.  

Secondo quanto emerso dall'autopsia, il colpo, sferrato da Amedeo Mancini, in carcere con l'accusa di omicidio preterintenzionale con l'aggravante razzista, sarebbe stato forte ma non fortissimo. Sul corpo delle vittima sono state rilevate anche un'abrasione al polso, un ematoma a un polpaccio, segni di unghiate. Risultati che in parte smentiscono la versione riferita da Chimiary, moglie della vittima. Secondo la donna, infatti, Emmanuel sarebbe stato colpito prima con un palo della segnaletica e poi, una volta a terra, colpito ripetutamente. 

Oggi il legale della donna, Titti Astorri, è tornato sulla vicenda per ribadire il punto di vista della donna. Il processo, ha detto Astorri al Resto del Carlino, "si fa nelle aule di tribunale, non per strada".

Emmanuel, il profugo ucciso a Fermo

Del resto, ragiona l'avvocato, il contesto dell'aggressione non cambia. "Quanto riscontrato sul corpo di Amedeo Mancini, contusioni e lievi abrasioni, dimostra solo che Emmanuel e la moglie hanno tentato di difendersi come potevano, ma non hanno causato grave danno all’aggressore che in effetti non è stato nemmeno ricoverato in ospedale", ha spiegato il legale.

In altre parole, l'aggressore non ha agito per legittima difesa: "I colpi inferti su Emmanuel sono stati tali da far presumibilmente intendere che Mancini abbia deliberatamente colpito. Senza escludere che, ove fosse provato che il palo sia stato lanciato contro il povero nigeriano dallo stesso Mancini, possa essere integrata l’intenzione di uccidere". 

E poi resta il movente a sfondo razziale: "Conosco questa coppia dal settembre 2015 – ha detto Astorri – da quando è arrivata in Italia. Una coppia mite e con un processo di integrazione molto sentito. Dopo tutto quello che hanno subìto non doveva finire così e non doveva finire a Fermo". 

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