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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

A Lampedusa la nave italiana con 49 migranti a bordo: ma c'è il divieto di sbarco

La nave Mare Jonio batte bandiera italiana. Lampedusa secondo la ong Mediterranea Saving Humans, è "il porto sicuro più vicino rispetto alla zona in cui è stato effettuato il soccorso". Viminale: "Stop illegalità soccorsi". Salvini twitta: "Porti chiusi"

E' arrivata a Lampedusa la nave Mare Jonio della ong Mediterranea Saving Humans, che ha soccorso in acque internazionali, a 42 miglia dalle coste libiche, 49 persone che si trovavano a bordo di un gommone in avaria che imbarcava acqua. La nave si è sistemata a Sud dell'isola per mettersi a riparo dal maltempo. Ma al momento, come conferma all'Adnkronos Luca Casarini, il capo missione, da lì "non si possono muovere", perché c'è il divieto di sbarco.

Lampedusa era "il porto sicuro più vicino rispetto alla zona in cui è stato effettuato il soccorso", secondo il capo missione.

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Mare Jonio, ha reso noto in una nota diramata nella serata di ieri la ong, ha tratto in salvo tutte le persone a bordo comunicando ad una motovedetta libica giunta sul posto a soccorso iniziato di avere terminato le operazioni. Tra le persone soccorse, 12 risultano minori. Le persone a bordo si trovavano in mare da quasi 2 giorni e, nonostante le condizioni di salute risultino abbastanza stabili, sono tutte molto provate con problemi di disidratazione. Oggi però per un naufrago salvato è stata chiesta l'evacuazione medica: il giovane potrebbe essere affetto da polmonite. La nave ieri sera era in balia del mare forza 7 a un'ora circa da Lampedusa.

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Ci sarebbero stati momenti di grande tensione tra la nave Mare Ionio e la Guardia di Finanza. La Gdf ha ora autorizzato un punto di fonda. A bordo della nave del progetto Mediterranea c'è un giornalista di Repubblica: avrebbe confermato al suo giornale che la Gdf aveva vietato via radio l'ingresso nelle acque territoriali. In mattinata la Gdf è poi salita a bordo per una ispezione.

Il tema di oggi è che ci sono 49 persone - 12 bambini e ragazzi di minore età, 37 adulti - salvate da un gommone partito dalla Libia da una nave che batte bandiera italiana, la Mare Jonio. Chiedono oggi un porto sicuro per sbarcare. "I porti erano e rimangono chiusi", twitta Salvini. Sarà una lunga giornata.

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Mare Jonio, il video del salvataggio

Testo completo direttiva Viminale: "Stop illegalità soccorsi"

Il Viminale ha lavorato a una direttiva per ribadire le procedure dopo eventuali salvataggi in mare. La priorità rimane la tutela delle vite, ma subito dopo è necessario agire sotto il coordinamento dell`autorità nazionale territorialmente competente, secondo le regole internazionali della ricerca e del soccorso in mare. Qualsiasi comportamento difforme, sostiene in pratica il Viminale, può essere letto come un'azione premeditata per trasportare in Italia migranti e favorire il traffico di esseri umani.

La "Direttiva per il coordinamento unificato dell`attività di sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto all`immigrazione illegale ex articolo 11 del d.lgs. n. 286/1998 recante il Testo Unico in materia di Immigrazione", chiarisce in particolare che "le complesse situazioni concrete, che oramai da tempo caratterizzano il flusso migratorio via mare verso le coste italiane, vedono spesso il coinvolgimento di molteplici e rilevanti interessi pubblici, per alcuni aspetti contrastanti, che necessitano inevitabilmente di un momento di contemperamento.

Da un lato, sussiste l'esigenza di applicare le norme internazionali relative alla salvaguardia della vita umana in mare1 (SOLAS), la Convenzione SAR2 (search and rescue), la Convenzione delle Nazioni Unite di Montego Bay del 1982 sul diritto del mare, dall'altro, di evitare la possibile strumentalizzazione degli obblighi internazionali sanciti nelle stesse norme pattizie e la metodica violazione delle norme nazionali ed europee in materia di sorveglianza delle frontiere marittime e di contrasto all'immigrazione illegale". E spiega: "vanno necessariamente cristallizzate e sanzionate quelle condotte esplicitamente dirette alla violazione della normativa internazionale in materia di soccorso e della normativa nazionale ed europea in materia di immigrazione, perpetrate in modo continuativo e metodico. Né vanno sottaciuti i rischi concreti che nel gruppo di migranti possano celarsi soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per la sicurezza o l'ordine pubblico.

Ferme restando, quindi, le disposizioni del Decreto interministeriale del 14 luglio 2003, recante "Disposizioni in materia di contrasto all'immigrazione clandestina", e le successive modifiche e integrazioni, nonché le disposizioni operative intercorse tra le Amministrazioni coinvolte, appare opportuno e doveroso che l'Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, sulla base dell`analisi del rischio delle informazioni emergenti dalle circostanze concrete caratterizzanti specifici eventi di salvataggio, adotti le direttive ed i provvedimenti tesi a garantire il rispetto del complessivo quadro normativo, internazionale, comunitario e nazionale, posto a presidio della sicurezza pubblica".

mediterranea ansa-2

"Ferma restando l'esigenza di garantire il tempestivo salvataggio", la direttiva pone l'accento sulla "necessità e l`opportunità di accertare e verificare in modo immediato se, nella situazione concreta, vi sia stata una violazione dolosa e preordinata delle norme internazionali in materia di soccorso, allo scopo di eludere le norme che regolano l`immigrazione regolare, ponendo in pericolo l`ordine e la sicurezza pubblica interna dello Stato costiero".

Chiarisce la direttiva: "Nel caso in cui l'evento di soccorso si sia verificato in acque di responsabilità libiche e sia stato compiuto d`iniziativa da una nave soccorritrice ovvero il Maritime Rescue Coordination Center di Roma del Comando Generale delle Capitanerie di Porto non abbia coordinato le attività di soccorso, non sussistono i criteri dettati dalle convenzioni internazionali per l`attribuzione di un place of safety in Italia. Né può ritenersi che il comandante dell`imbarcazione che abbia effettuato le operazioni di salvataggio non fosse consapevole, alla luce della normativa internazionale applicabile, della non competenza delle Autorità italiane. Tuttavia, si è verificato che, nonostante non sussistessero le condizioni previste dalla normativa vigente per l'assegnazione di un place of safety in Italia, il comandante abbia deliberatamente condotto l'imbarcazione verso le coste italiane. Come noto, ai sensi degli artt. 17, 18 e 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare il passaggio di una nave nelle acque territoriali può essere anche ritenuto non inoffensivo, ed in particolare per l`attività di carico o di scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero. La condotta di soccorso e navigazione posta in essere nei casi descritti dal Comandante della nave soccorritrice, risulta essere finalizzata al trasferimento sul territorio italiano di migranti irregolari soccorsi nel mar Mediterraneo, facendo ricorso strumentale alle Convenzioni internazionali sul diritto del mare in materia di soccorso e violandone contestualmente le complessive disposizioni. Si è, altresì, riscontrato che tali condotte di soccorso e navigazione non costituiscono un evento occasionale e disposto da un competente centro di soccorso di un Paese costiero responsabile per quella determinata area di mare, bensì un modus operandi volontario che favorisce - in concreto - l'ingresso illegale sul territorio europeo di migranti soccorsi nel mar Mediterraneo".

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"Tale modus operandi - consistente nel soccorso, a opera di navi, di migranti irregolari in acque di responsabilità non italiane e nel successivo deliberato trasferimento dei medesimi migranti, nonostante il Comando delle Capitanerie di Porto italiano non avesse coordinato l`evento e, quindi, in violazione delle leggi vigenti in materia di immigrazione - ha determinato negli anni 2016, 2017 e 2018 l`arrivo di migliaia di migranti irregolari sul territorio nazionale".

"Ne consegue - prosegue la direttiva - che le condotte di soccorso e navigazione come descritte costituiscono una manifestazione concreta di un modus operandi di una attività di soccorso svolta con modalità improprie, in violazione della normativa internazionale sul diritto del mare e, quindi, pregiudizievole per il buon ordine e la sicurezza dello stato costiero in quanto finalizzata all`ingresso di persone in violazione delle leggi di immigrazione nello Stato costiero. Non può, quindi, non essere ritenuto, sulla base dei fatti e delle considerazioni esposte, che il passaggio della nave soccorritrice nelle acque territoriali italiane sia lesivo del buon ordine e la sicurezza dello Stato italiano, in quanto finalizzato a introdurre migranti irregolari, in violazione delle leggi vigenti in materia di immigrazione, privi altresì di documenti di identità e provenienti in parte da paesi stranieri a rischio terrorismo, per diffuse attività terroristiche verificatesi ed in atto in quei territori. Tanto premesso, e alla luce dei motivi sopra illustrati, si invitano le SS.LL. ad attenersi scrupolosamente alla presente direttiva, impartendo le conseguenti indicazioni operative al fine di prevenire, anche a tutela dell`ordine e della sicurezza pubblica dello Stato".

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Sindaco Lampedusa: "I nostri porti non sono chiusi"

"Riesco a vedere la nave Jonio da qui, sono alla fonda a poco più di un miglio dalla costa. Noi siamo qui che li aspettiamo. Se arrivano, sono i benvenuti...". Lo ha detto all'AdnKronos il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, commentando l'arrivo della nave Ong Mare Jonio alla fonda dell'isola, con a bordo 49 migranti soccorsi nel Mediterraneo.

"Se c'è bisogno del nostro intervento - dice Martello - noi interveniamo". E ricorda che "non c'è un'ordinanza di chiusura dei porti, che mi risulti".

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