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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Il peschereccio italiano che ha salvato 50 migranti: "Non possiamo lasciarli alla deriva"

I migranti sono stati soccorsi dal peschereccio "Accursio Giarratano" che è rimasto per quasi 24 ore a fianco del natante. Poi l'arrivo della motovedetta della Finanza. L'armatore: "Facciamo il nostro dovere, omaggio alla memoria di mio figlio morto"

Attende di conoscere il porto dove potere sbarcare i naufraghi soccorsi ieri da un peschereccio, la motovedetta della Guardia costiera partita ieri sera da Lampedusa, che ha preso in carico le persone in difficoltà su un gommone. I migranti sono stati soccorsi dal peschereccio "Accursio Giarratano" che è rimasto per quasi 24 ore a fianco del natante in attesa di un aiuto dopo che le autorità di Malta aveva negato il porto sicuro. Il peschereccio è rimasto in mare aperto, tra Lampedusa e Malta, ma in acque di competenza maltese, a 50 miglia dalla costa.

Il comandante del motopeschereccio ha riferito ieri che le persone a bordo del gommone hanno tentato di salire sul suo natante: ''Non conosciamo la loro nazionalità, non possiamo lasciarle alla deriva, vorremmo poterle consegnare ad una autorità marittima disponibile, sia italiana che maltese'', ha detto. Ieri sera il trasbordo sulla motovedetta della Guardia costiera, che però ancora è in navigazione verso Lampedusa.

L'armatore: "Facciamo il nostro dovere, omaggio alla memoria di mio figlio morto"

"Noi soccorriamo con tutto il cuore i migranti in difficoltà, e lo facciamo anche come omaggio alla memoria di mio figlio morto" dice a Repubblica Gaspare Giarratano, 63 anni, ha la voce ferma. È l'armatore della "Accursio Giarratano", il motopeschereccio di Sciacca che nella notte tra mercoledì e giovedì a circa 50 miglia dalla costa maltese ha soccorso una cinquantina di persone a bordo di un gommone.

E' già capitato in passato a questo peschereccio, al cui domando c'è Carlo, l'altro figlio di Gaspare, di incontrare sulla propria rotta barconi o piccole imbarcazioni di migranti: l'"Accursio Giarratano" è un natante autorizzato alla pesca mediterranea, che può quindi navigare in acque internazionali.

Ogni volta "noi facciamo il nostro dovere, sbracciandoci e aiutando uomini, donne e bambini, perché è giusto così", dice "Mio figlio Accursio - spiega - è morto nel 2002, dopo una lotta lunga due anni contro un male incurabile che lo aveva colpito. Se n'è andato che aveva appena 15 anni, e la nostra barca oggi porta il suo nome. Come potremmo voltarci dall'altra parte di fronte alle richieste di aiuto che provengono da esseri umani, che possono essere anche bambini, che magari ci guardano con gli occhi di mio figlio? No, noi li salviamo, e lo facciamo anche pensando al mio ragazzo, perché lui era come noi, e da lassù ci benedice".

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Da ieri in un nuovo naufragio nel Mediterraneo circa 150 persone risultano disperse. Una "strage" senza fine, di cui Giarratano non vuole in alcun modo sentirsi complice.

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