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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Militare morì di amianto, condannata la Difesa: "Come se fosse terrorismo"

Una sentenza del tribunale di Cagliari equipara la morte di un militare ucciso da un mesotelioma pleurico dopo 32 anni di servizio e una lunga esposizione all'amianto, a quella di una vittima del terrorismo e della criminalità organizzata

Il capitano di Vascello del Genio Navale, Francesco Paolo Sorgente, è stato in servizio nella Marina Militare dal 12 marzo 1968 fino al 30 gennaio 2000, e nello svolgimento delle sue funzioni è stato professionalmente esposto a polveri e fibre di amianto che hanno determinato l'insorgenza di un mesotelioma pleurico che ne ha provocato la morte il 25 gennaio 2009. Con una sentenza che farà giurisprudenza, il Tribunale di Cagliari ha equiparato il suo caso a quello di una vittima del terrorismo e della criminalità organizzata, condannando il Ministero della Difesa a pagare in favore di tutti i familiari del militare deceduto l'assegno vitalizio di 500mila euro al mese, come previsto per le vittime del terrorismo; ovvero quasi il doppio rispetto all'importo che era già stato riconosciuto dal Ministero (pari a 258 euro circa) dovuto alle vittime del dovere.

A renderlo noto è l'Osservatorio nazionale sull'amianto, per il quale i giudici hanno ritenuto che il militare "non sia stato solo vittima del dovere, ma anche di uno Stato che non ha saputo tutelarlo durante la sua carriera professionale al servizio del suo Paese, esponendolo a condizioni di vita e lavoro che hanno segnato il suo destino". La Marina Militare Italiana, ricorda l'Osservatorio, aveva già dovuto ammettere che il capitano Sorgente è deceduto per via dell'amianto inalato in 32 anni di servizio e quindi lo aveva riconosciuto vittima del dovere, liquidando alla sua morte le prestazioni assistenziali in favore della vedova e dei figli.

I familiari delle vittime dell'Eternit davanti la Cassazione | Foto Selene Cilluffo

L'avvocato Ezio Bonanni, difensore della vedova e dei familiari, aveva però sostenuto che dovessero essere invece riconosciute le prestazioni dovute alle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo. Infatti, il capitano Sorgente risulta parte offesa anche nel procedimento penale pendente presso il Tribunale di Padova a carico di Alti Ufficiali imputati del reato di omicidio colposo. Processo nell'ambito del quale i familiari sono costituiti parte civile e hanno ottenuto la citazione del Ministero della Difesa come responsabile civile. Secondo Bonanni la morte del capitano Sorgente, dovuta a condotte che integrano il reato di omicidio colposo, non ha nulla di diverso rispetto ai casi per i quali la vittima muore per via di azioni della criminalità organizzata e terroristiche. "Come qualificare infatti la condotta di uno Stato il quale in tempo di pace fa registrare al 2008 tra i soli militari 621 casi di morti per mesotelioma?", dichiara il legale.

"Le vittime dell`amianto e in caso di decesso i loro familiari - prosegue il legale - hanno diritto ad essere equiparate alle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo, oltre a essere vittime del dovere, proprio alla luce della contestazione di reato formulata dalla Procura della Repubblica di Padova (omicidio colposo). Infatti, non si capisce perché in tempo di pace possano considerarsi vittima del dovere i militari che si ammalano o perdono la vita (621 sono deceduti solo a causa del mesotelioma) unicamente perché è stato usato amianto senza alcuna precauzione e con la violazione delle regole di sicurezza. Per questo motivo auspichiamo che il Ministero istruisca al più presto le pratiche in giacenza e liquidi in favore di coloro che sono stati riconosciuti il miglior trattamento riservato alle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo", conclude Bonanni.

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