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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"L'utopia della normalità" di Mimmo Lucano: Riace, il paese dell'accoglienza

Esce per Fandango un ritratto del sindaco di Riace firmato dalla giornalista Tiziana Barillà, che racconta l'uomo e il progetto di accoglienza sperimentato con successo nel comune della Locride. Today li ha intervistati

Nel 2016, la prestigiosa rivista americana Fortune inserisce Domenico Lucano tra i 50 World Greatest Leaders. Il sindaco di Riace, piccolo paesino della Locride, è l'unico italiano in lista. Perché? Ai piedi dell'Aspromonte, Mimmo Lucano ha messo in moto quella che lui chiama "l'utopia della normalità": un sistema di accoglienza sperimentato per la prima volta nel 1998 con il primo sbarco di curdi a Riace e che va avanti ancora oggi, mentre in Italia e in Europa la questione dei migranti viene risolta alzando i muri e chiudendo fuori le persone.

Da quando Lucano è sindaco, il comune ha ospitato più di 6mila migranti che hanno portato nuova vita in città, ripopolando le case degli emigrati chiuse da cinquant’anni e avviando una serie di attività artigianali e imprenditoriali. “Il destino di Riace sembrava segnato dallo spopolamento e dalla rassegnazione, invece così si è invertita la tendenza: in quel contesto l’arrivo di queste persone ha rigenerato la comunità”, spiega Lucano durante la presentazione alla Camera di “Mimì Capatosta. Mimmo Lucano  e il modello Riace”, il libro di Tiziana Barillà edito da Fandango: un ritratto del "sindaco migliore del mondo" dai suoi primi passi nel mondo della società civile e della politica fino al '"modello Riace". "La particolarità di questa storia è che Mimmo è un sindaco libertario: secondo alcuni questa è una contraddizione in termini ma è proprio questo che ha prodotto una piccola rivoluzione e la possibilità di andare oltre le regole nella direzione migliorare quelle regole, perché talvolta la giustizia reale avviene oltre la legalità e spesso non corrisponde alla giustizia", dice a Today l'autrice a margine della presentazione che si è tenuta nella sala stampa della Camera dei Deputati. 

Ma chi è Mimmo Lucano? Il suo impegno per gli altri risale agli anni della gioventù, a quella tradizione politica che si rifà a degli ideali di onestà e accoglienza per un mondo migliore davvero possibile. E il modello Riace è nato così, spontaneamente e poi ha trovato approvazione nel vissuto di un’intera comunità. Ad esempio, per sopperire alla lentezza con cui i fondi pubblici vengono erogati, il sindaco Lucano si inventa una moneta locale, delle banconote pacifiste con i volti di Gandhi e Che Guevara valide come bonus da convertire in euro con cui i negozianti di Riace possono far credito agli immigrati in attesa che i debiti vengano saldati una volta arrivati i soldi “veri” dallo Stato. Un modo anche per ridare dignità a quelle persone che hanno perso tutto e renderli liberi da condizionamenti esterni.

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Ma proprio quel sistema, creato dal basso e non piovuto dall’alto di cabine di regia lontane che non tengono conto della realtà territoriale, ha rischiato di morire. Colpa della burocrazia, che ha attaccato le buone pratiche sperimentate da “Mimì Capatosta”, dai bonus alle borse lavoro, tanto da far pensare a Lucano di mollare tutto mentre personalità del mondo della politica e dello spettacolo ma anche semplici cittadini hanno firmato un appello per Riace. 

Dopo un’estate di fuoco, i problemi di Lucano con la burocrazia si sono risolti. Anzi, dice Lucano a Today, arriveranno anche altri soldi. “Il tema dell’immigrazione è diventato nell’ultimo decennio la cartina di tornasole di cosa significa stare una parte o dall’altra. Ho cercato di difendere il sistema Riace, rispondendo a qualsiasi tentativo di denigrare o indebolire quello che è un messaggio politico. Sono venuto a Roma tante volte e alla fine c’è stata comprensione - racconta - Tutto si era concentrato su questa moneta locale, sui bonus, che per tanti anni era stata accettata nelle rendicontazione del ministero degli iInterni e poi all’improvviso è stata messa in discussione”. A quel punto Lucano, che ribadisce di non aver fatto il sindaco “per avere opportunità personali”, era sul punto di chiudere. “Ci sono sindaci che non vogliono nemmeno due immigrati, che fanno le quote e io invece per vent’anni ho dato un contributo all’integrazione”. C’era bisogno di tutelare un messaggio politico “che è arrivato in giro per il mondo a partire da un piccolo comune che sconvolge i teoremi che legano l’immigrazione a un fatto di ordine pubblico e all’emergenza”.

Alcuni scatti da Riace

Spiega Lucano: “Noi abbiamo dimostrato che la storia è un’altra, nella pratica e non nella teoria: è la realtà del vissuto quotidiano”. Non solo: “Riace è riconoscente ai rifugiati. Da noi c’è una comunità, l’ambulatorio medico, l’asilo multietnico che dà lavoro anche a 14 ragazzi del posto, ci sono le attività commerciali, la scuola dell’obbligo è aperta”. Il rischio era “interrompere tutto questo, far ricadere nell’oblio un’intera comunità e sconvolgerne equilibrio: i migranti sarebbero stati trasferiti, le persone che lavorano se ne sarebbero andate così come molti rifugiati che operano come interpreti e mediatori linguistico culturali all’interno dei progetti di assistenza”. 

Il modello integrato di Riace è un sistema che funziona e il riconoscimento che è arrivato ora può creare un precedente: può essere esportato, con uno spostamento dalla legalità alla legittimazione, che sarebbe quindi una grande vittoria anche politica”, conclude Barillà, che parla di Riace come “modello universale, non un modello di accoglienza e basta” e “probabilmente la grande ricchezza è quella: il benessere comune di una comunità”. 

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