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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Napoli

Testimone di giustizia minacciato al cimitero: "Preoccupante, lo Stato dia una risposta rapida"

Gennaro Ciliberto denunciò la corruzione nell'aggiudicazione di alcuni appalti per lavori autostradali. L'associazione nazionale testimoni di giustizia: "Lo Stato ha il dovere di tutelare la vita del testimone e dei suoi familiari"

Lo hanno insultato e minacciato all'esterno del cimitero. Lui, Gennaro Ciliberto, è un testimone di giustizia di Somma Vesuviana (Napoli) e nel 2010 - da responsabile della sicurezza di una ditta che realizzava opere autostradali - denunciò le infiltrazioni mafiose negli appalti e la corruzione nell'aggiudicazione di alcuni lavori austostradali.

Dopo il grave episodio, l'uomo si dice molto turbato e chiede una risposta forte da parte dello Stato: "Perché voler affrontare il testimone di giustizia e la scorta fuori ad un cimitero con tanta sfrontatezza? - si chiede Ciliberto - Questo ennesimo episodio sta a significare che la presenza di chi ha denunciato la camorra infastidisce. Un voler dimostrare ai cittadino: 'qui comandiamo noi. Devi andare via dalla tua città, tu e la scorta'. Credo invece che oggi più che mai ci sia bisogno di uomini e donne, simbolo di quella giustizia troppo spesso osannata ma sempre più umiliata. Io devo restare nella mia città e non abbassare lo sguardo. Non devo fare un solo passo indietro e portare avanti i progetti di uomo libero e per bene, per il bene della collettività. A questi criminali ribadisco con forza che Somma Vesuviana non può essere ostaggio di questa cappa criminale. Somma sta cambiando e riuscire a portare a compimento questo cambiamento è la vittoria di tutti gli onesti e dello Stato".

"La camorra uccide con le armi, ma anche minando alla libertà e allo sviluppo di un territorio. Chiedo allo Stato di essere al mio fianco e di dare una risposta forte all'accaduto di ieri. Ringrazio l'Arma dei Carabinieri ed in particolare la scorta. Non nascondo che sono turbato per l'accaduto, ma saprò reagire anche a questa ennesima violenza".

78 testimoni in Italia: "Noi, esiliati in località protette"

Proprio nei giorni scorsi, Ciliberto aveva raccontato la sua storia ai microfoni di NapoliToday: "Siamo 78 testimoni in Italia. Viviamo sotto scorta in località protette, purtroppo esiliati perché nonostante abbiamo la massima protezione che si potrebbe avere, non è stato ritenuto opportuno che rimanessimo nella nostra terra. Noi viviamo una condizione di estremo disagio, perché oltre a lasciare i nostri affetti e la nostra terra, ci sentiamo dei cacciati. Da dirigente di un grosso gruppo che lavorava in autostrada, vengo a sapere, oltre che di infiltrazioni mafiose tutte denunciate, anche di crolli di cavalcavia e di ponti avvenuti".

Alcuni scatti della lotta di Cutrò

E' duro il commento di Ignazio Cutrò, Presidente dell'associazione nazionale testimoni di giustizia: "Apprendiamo con sgomento delle minacce nei confronti del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto mentre si trovava in visita presso la tomba della madre. Un grave e preoccupante episodio. L’unico scopo di questa azione – prosegue Cutrò – è quello di mettere a tacere il coraggio e l’impegno civile di legalità di un nostro amico e compagno di viaggio. Occorre che la risposta dello Stato alle minacce ricevute dal testimone Ciliberto sia rapida e se necessario anche aumentando il livello del dispositivo di sicurezza a tutela del testimone. Dobbiamo inoltre constatare che i testimoni di giustizia, per l’alto valore simbolico della loro testimonianza, resteranno per tutta vita oggetto di gravi ritorsioni da parte della criminalita’ organizzata di stampo mafioso”. Ed insomma “per tali ragioni – continua Ignazio Cutrò – chiediamo al Ministero dell’Interno di valutare sempre con molta attenzione la fuoriuscita del testimone dal programma speciale di protezione. Le mafie, infatti, non dimenticano e lo Stato ha il dovere di tutelare la vita del testimone e dei suoi familiari a prescindere dai costi di bilancio per tutelarne l’incolumità".
 

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