Giallo sempre più fitto attorno alla morte di Marco Sossi
Secondo i familiari ci sarebbero parecchi elementi sui quali indagare, a partire dalla felpa indossata dalla vittima, che potrebbe non essere la sua
BRESCIA - Accanto al dolore di genitori, fidanzata ed amici, l’angoscia del non sapere come sia finita la vita di Marco, e la rabbia di non poter vegliare sulla sua salma. A distanza di alcuni giorni dal tragico ritrovamento del corpo senza vita del 29enne originario di Borgo San Giacomo, i contorni della vicenda sono tutt’altro che definiti.
Uscito di casa alle tre di notte per andare a lavorare come mungitore presso la cascina Brugnano, Marco è stato ritrovato in località Tombe Morte, una zona isolata in aperta campagna, in una direzione diversa rispetto a quella che avrebbe dovuto prendere. Mentre gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire le ultime conversazioni telefoniche, e in attesa dell’autopsia (non si sa con certezza quando verrà effettuata, forse domani, lunedì 27 marzo), la sorella di Marco ha espresso molte delle sue perplessità.
Sulle colonne del quotidiano Bresciaoggi, Mariangela Sossi si dice convinta che Marco non fosse solo al momento della morte, ma i dubbi non si limitano a quello: "Quel che è certo è che in quel posto Marco da solo non ci è andato. Di sicuro mio fratello non è annegato, perché non era gonfio, come è certo che non si è suicidato. Inoltre non riusciamo a spiegarci il fatto che la bicicletta fosse addossata con cura a una sponda del canale, e vicino ad essa, ben piegati e in ordine, fossero appoggiati i suoi abiti da lavoro, mentre Marco si trovava più avanti, vicino alla riva opposta e senza le scarpe, che non sono ancora state travate".
Altro mistero, la felpa indossata: "La felpa di Marco è a casa e quella che indossava ha un colore che non riconosciamo, ma non siamo certi, perché l’acqua del canale potrebbe avere alterato il colore".
