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Giovedì, 25 Aprile 2024
Giustizia

"Mio fratello ucciso da un vigile, il Comune ci chiede i soldi indietro"

Era l’11 agosto del 1991 quando Mario De Nuzzo veniva freddato da un colpo di pistola sparato da un vigile. Vent'anni dopo la Cassazione ha deciso: la famiglia dovrà restituire il risarcimento concesso in un primo tempo

Freddato con un colpo di pistola esploso da un vigile urbano in servizio. Era l’11 agosto del 1991 quando Mario De Nuzzo, giovane di Oria, provincia di Brindisi, veniva ucciso in pieno centro davanti a sette testimoni. La sua unica colpa, dicono i familiari, aver tentato di scavalcare un muretto per assistere al palio cittadino. Più di vent’anni dopo, con una delibera del primo febbraio scorso, il Comune di Oria ha avviato le procedure per riprendersi i 508mila euro di risarcimento concessi in un primo tempo ai familiari del 17enne ucciso.  

Dopo due sentenze di condanna, in primo e secondo grado, il Comune ha fatto ricorso e nel marzo del 2012 la Cassazione ha annullato le precedenti sentenze.  

LA SENTENZA - Secondo i giudici di Cassazione, l’uomo condannato per l’omicidio di De Nuzzo avrebbe infatti agito per motivi di "risentimento personale" (questa l’espressione usata nella sentenza), e non nell’interesse dell’ente. Dietro l’omicidio del 17enne ci sarebbe stato infatti uno screzio, avvenuto il giorno precedente: il vigile urbano avrebbe fermato Mario De Nuzzo "pizzicandolo" sullo scooter assieme a un secondo passeggero. 

IL FATTO - Qui le versioni divergono. Secondo la tesi dei legali comunali ci sarebbe stato un violento diverbio, secondo i familiari il vigile avrebbe allontanato il 16enne rivolgendogli pesanti minacce. Il giorno dopo i due si incontrano di nuovo durante la rievocazione storica del 'Toreno dei Rioni'. Nasce un parapiglia, dalla pistola del vigile parte un colpo che colpisce Mario alla nuca. 

PARLA IL FRATELLO - Antonio, il fratello della vittima, si batte da anni per avere giustizia. "Mio fratello era un ragazzo ben educato, non uno di quelli che sta per strada - spiega a Today - A sedici anni aveva già iniziato  a lavorare, come meccanico, voleva aprire un’officina. E poi - si sfoga Antonio - che risentimento può avere una persona di 48 anni nei confronti di una di 16 anni?".

IL RISARCIMENTO - Ora, incredibile ma vero, il fratello Antonio dovrà restituire tutto con gli interessi. "Il 24 dicembre mi è stato notificato il decreto ingiuntivo, e rischio il pignoramento di tutti i miei beni e di un quinto del mio stipendio". I soldi ottenuti come risarcimento, infatti, "sono stati utilizzati dai miei genitori per costruire la cappella di famiglia e per terminare la casa dove oggi vive mio padre". E parte del denaro, racconta ancora Antonio, "è stata spesa per curare mia madre, ammalatasi dopo la scomparsa di mio fratello".

Quanto all'autore dell'aggressione, è stato condannato a 16 anni di carcere per omicidio colposo, ma ne ha scontati soltanto la metà. A quanto racconta la famiglia, per una negligenza dei legali, non ha mai dovuto corrispondere alcun risarcimento. 

E il Comune? "L’ex sindaco aveva promesso di aiutarci, finché ho visto che ha inserito in bilancio il denaro del risarcimento", commenta amaro Antonio che per richiamare l’attenzione sul suo caso ha lanciato una petizione online. "Il Comune di Oria, con una delibera, potrebbe rinunciare a questi soldi per motivi umanitari". 

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