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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La "pattumiera d'Italia": fra disastri ambientali e morti sospette

Rifiuti industriali, roghi tossici e industrie altamente inquinanti: a Napoli e provincia si continua a morire nel silenzio di tutti. Giuseppe Manzo: "Il legame fra morti per tumore e disastro ambientale è stato dimostrato"

La periferia nord di Napoli, l'area che va fino alla provincia di Caserta. Acerra, Caivano, Nola. E ancora: Chiaiano, Pianura, Bagnoli, Napoli est, la "Terra dei fuochi". In una sola, tragica, definizione: la zona dove si muore di più per cancro e tumore che nel resto d'Italia. 

E con buona pace del ministro della Salute Lorenzin, convinta che "sia anche colpa dello stile di vita dei cittadini", gli abitanti il loro nemico numero uno lo hanno individuato: un vero e proprio disastro ambientale che da trenta anni "violenta" quel pezzo d'Italia. Fabbriche altamente inquinanti, discariche infinite, roghi di rifiuti tossici e industrie del Nord che sversano i loro rifiuti in quelle terre: tutto in un perverso mix di interesse e distruzione che presenta tante, troppe, zone d'ombra. 

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A chi ha avuto la "fortuna" di nascere lì, il gioco è fin troppo chiaro. "Quello dei rifiuti dal Nord Italia è un affare lungo almeno trenta anni - spiega Giuseppe Manzo, giornalista e autore del libro "Chi comanda Napoli" - tutto iniziò trenta anni fa con dei contadini di Casal di Principe che cominciarono ad 'accogliere' i rifiuti dell'industrie del Nord". Certo, in trenta anni gli affari sono cresciuti, i "padroni" sono cambiati, ma la storia è la stessa. "Ci sono atti e documenti - racconta Beppe - che dimostrano come aziende ed enti pubblici settentrionali sversassero i loro rifiuti, scarti ospedalieri e liquidi industriali, nella discarica di Pianura". 

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E' chiaro che una situazione così tragica non può essere dovuta solo all'immondizia "del Nord". Ma è altrattanto chiaro che una città, o meglio una Regione, che già fa tanta fatica a smaltire i proprio rifiuti non ha bisogno di "ospitare" quelli altrui. Ma tant'è. 

beppe_manzo-2Gli ingranaggi sono chiari: "Con i sistemi di smaltimento utilizzati si guadagna ovunque - chiarisce Manzo - dal trasporto, all'individuazione dei siti, al 'deposito' vero e proprio. Anche se ormai i siti sono quasi finiti e quindi i soldi più grandi si fanno con il trasporto". Che i siti sono finiti significa, e basta un giro in quelle zone per rendersene conto, che in quei trenta km fra Napoli e Caserta di terra buona ne è rimasta davvero poca.  

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"Ormai siamo un sistema di pattumiera industriale - denuncia Manzo - in cui si concentrano rifiuti smaltiti a dir poco male e aziende che, per risparmiare, trovano qualcuno disposto ad incendiare l'immondizia". A guadagnare, insomma, sono sempre le aziende e chi gestisce il sistema. A perderci, sono sempre i cittadini. 

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L'aria ormai è irrespirabile, i terreni sono inquinati, le strade sono irriconoscibili. E la gente muore. Tanto che ormai si parla con estrema semplicità di "Biocidio", "un segno evidente - spiega Manzo - di quanto le persone siano coscienti della situazione e del fatto che il legame fra disastro ambientale e tasso di mortalità per tumore esista e sia stato dimostrato". 

La soluzione a tutto questo, forse, non si troverà mai. Ma qualcuno, come i tanti comitati di cittadini che sono nati nelle zone interessate, ha deciso di provarci. "Il primo passo deve essere fermare tutto - conclude Giuseppe Manzo -  poi fare una mappatura di tutti i siti-discarica e bonificare tutto". Ma è necessario "difendere quello che ancora c'è di buono". Perchè, nonostante tutto, qualcosa di buono ancora c'è. 

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