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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Roma

Il Tar del Lazio dà il via libera alle moschee fai-da-te

Da locali commerciali a luoghi di culto, in spregio al piano urbanistico: a Roma fa scuola il caso di una moschea ricavata in un seminterrato a cui sono stati posti i sigilli e poi tolti in base ad una sentenza che potrebbe fare da precedente per molti casi analoghi in tutta Italia

Il Tar del Lazio con una sentenza che potrebbe costituire un precedente ha dissequestrato una moschea ricavata in un seminterrato a Roma in via Gladioli. I giudici del tribunale amministrativo hanno infatti ritenuto che l'area di culto non è abusiva come invece ritenuto dagli agenti della polizia municipale che avevano sequestrato la struttura a fine settembre del 2016.

I vigili urbani avevano infatti constatato come il seminterrato di 300 metri quadri in zona Centocelle era stato adibito a luogo di culto in violazione della normativa urbanistica

"con opere di demolizione e ricostruzione dei servizi igienici, suddivisione interna in una sala principale ampia per la preghiera degli uomini, una piccola sala secondaria per la preghiera delle donne, una vasca di purificazione, un ufficio per imam"

La sanatoria con il cambio di destinazione d'uso era stata chiesta solo il 13 settembre: il 22 settembre i sigilli posti dalla polizia locale ma oggi il giudizio che ribalta tutto.

"Incomprensibili le ragioni che hanno condotto al rigetto della denuncia di inizio attività in sanatoria […] non si comprende, pertanto, la ragione per cui il cambio di destinazione d’uso richiesto sarebbe incompatibile con la normativa urbanistica richiamata". 

Così il Tar nella Camera di consiglio del 18 gennaio scorso ha stabilito che la moschea di via Gladioli non è abusiva accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati di Progetto Diritti, Maria Rosaria Damizia e Mario Angelelli, con l'avvocata Tamara D'Agostini in rappresentanza di "Bangladesh Italia onlus". 

Non solo: la sentenza potrebbe fare da precedente, e ripercuotersi anche sulla serie di sequestri effettuati tra giugno e novembre sulle "finte moschee" di Roma est finite, come ricorda Roma Today, nella stretta della Polizia Locale sui centri islamici trasformati in sale preghiera che aveva portato a tensioni con la comunità musulmana scesa più volte in piazza, arrivando fino a portare la preghiera al Colosseo.

Fratelli d'Italia con il suo consigliere Francesco Figliomeni torna a chiedere una legge che regoli la materia:  "Che preveda preghiere in italiano, un albo degli Imam, la tracciabilità delle risorse economiche verso le associazioni, proposte prese in esame anche da un tavolo di confronto di poco tempo fa tra Viminale e comunità islamiche." 

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