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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso

Multe, la sentenza choc: "I vigili possono farle anche fuori servizio"

La decisione di un giudice di Parma: "Non è previsto alcun limite di tempo nello svolgimento dell'attività di polizia stradale". La conseguenza: i vigili possono multare anche fuori servizio

PARMA - Un vigile urbano è un vigile urbano. Sempre. Ventiquattro ore su ventiquattro. E sette giorni su sette. Per informazioni chiedere a un cittadino di Parma che, nel lontano agosto 2009, era stato multato da un agente della polizia municipale fuori dall'orario di servizio. La "vittima" aveva presentato ricorso e nei giorni scorsi, dopo tre anni di sentenze e appelli, il giudice civile del Tribunale di Parma ha scritto la parola fine, confermando la contravvenzione. E stabilendo, indirettamente, che gli agenti possono accertare le infrazioni stradali anche quando sono fuori servizio, quindi ventiquattro ore su ventiquattro. 

La decisione del tribunale parmense, che evidentemente apre scenari "preoccupanti" per gli automobilisti, è stata accolta con sorpresa anche dallo stesso comune di Parma, che con un comunicato lo scorso fine settimana ha informato i propri cittadini. 

"L'esito era tutt’altro che scontato - si legge nella nota - e la sentenza è stata accolta non senza sorpresa. Probabilmente sarà una di quelle cause che fanno giurisprudenza, tanto che ha attirato l’attenzione anche di qualche giornale nazionale. Il Tribunale di Parma, con sentenza n. 892/2014, ha decretato che gli agenti della Polizia Municipale possono accertare le infrazioni stradali anche quando sono fuori servizio, quindi 24 ore su 24, purché ciò avvenga sul territorio di loro competenza".

La storia, che potrebbe cambiare per sempre il "mondo delle multe", risale addirittura all’agosto 2009, quando un agente della polizia municipale di Parma, fuori dall’orario di servizio, aveva assistito a una grave infrazione. Il vigile, che viaggiava su una auto in città, aveva visto la carreggiata che stava percorrendo invasa da un’auto, proveniente dalla direzione opposta, che viaggiava a velocità elevata. Solo la prontezza del conducente dell’automobile su cui viaggiava il vigile aveva evitato l’impatto fra i due veicoli. L’agente, però, era stato lesto ad annotare il numero di targa, e successivamente aveva contestato al conducente dell’altro veicolo la violazione del codice della strada per aver superato i limiti di velocità e per aver invaso la corsia opposta di marcia. 

Da lì, era nata la lunga via crucis giudiziaria. Il trasgressore, una volta ricevuta la multa, aveva presentato ricorso al giudice di pace di Parma, ottenendo nel 2011 l’annullamento del provvedimento perché - aveva chiarito il tribunale - l’agente non era in servizio al momento dell’accertamento della violazione. A quel punto il Comune, rappresentato in giudizio dall’avvocatura municipale, aveva presentato appello al Tribunale di Parma, e il giudice unico Silvia Cavallari ha definitivamente confermato la validità del verbale, rilevando che “non è previsto alcun limite di tempo nello svolgimento di attività di polizia stradale”, in quanto l’unico limite fissato dalla legge è quello della “competenza territoriale”. 

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