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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Caserta

Si pente Schiavone jr, figlio di Sandokan: i segreti dei Casalesi nelle mani dei magistrati

Il quarantenne detenuto al 41 bis era succeduto al padre Francesco. La sua collaborazione potrebbe aprire scenari importanti, soprattutto sul fronte dei legami tra clan e politica

"Mi pento". Un po' a sorpresa ha scritto una lettera ai magistrati dal carcere, dove sta scontando al 41 bis gli ergastoli avuti per cinque omicidi, annunciando di voler vuotare il sacco. Tra i boss della seconda generazione del clan dei Casalesi, Nicola Schiavone sembrava essere un irriducibile, uno di quei camorristi che non avrebbero mai accettato di scendere a patti con lo Stato. E invece il figlio primogenito dell'ex capoclan Francesco "Sandokan" Schiavone ha deciso di collaborare con la giustizia. Il suo è un pentimento di alto valore, soprattutto dal punto di vista simbolico: potrebbe aprire scenari importanti soprattutto sul fronte dei legami tra clan e politica.

Il pentimento di Nicola Schiavone, figlio di "Sandokan"

Gli inquirenti ritengono che dal pentimento di Schiavone junior possano arrivare importanti elementi per far luce sull'area grigia dei rapporti tra camorra, imprenditoria e politica. Nicola Schiavone, primogenito dell'irriducibile capo dei Casalesi, Francesco detto "Sandokan" - uno dei boss resi noti da Gomorra - essendo stato per un decennio a capo della cosca dopo l'arresto del padre, è a conoscenza di molti segreti relativi agli affari del clan e ai tesori accumulati con la gestione delle attività illecite di una camorra sempre più imprenditoriale. Il quarantenne, che era detenuto in regime di 41 bis, ha manifestato la sua volontà venti giorni fa attraverso una lettera inviata alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. I suoi parenti più stretti hanno aderito al programma di protezione che è stato immediatamente attivato.

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Come riporta CasertaNews, a farsi carico della verifica rigorosa delle sue dichiarazioni saranno i pubblici ministeri Graziella Arlomede, Fabrizio Vanorio e Vincenzo Ranieri, del pool antimafia che si occupa delle indagini sui clan del casertano. Schiavone jr, che sta scontando l'ergastolo per cinque omicidi, ha già reso i suoi primi interrogatori. Nelle prossime settimane i colloqui si intensificheranno anche in ragione del fatto che Nicola Schiavone ha a disposizione 180 giorni, come prevede la legge, per poter rivelare tutto quanto a sua conoscenza su episodi criminali.

Schiavone si concentrerà su una storia non più attualissima: il boss è detenuto dal 15 giugno del 2010, quando fu arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta in un villino-bunker alla periferia di Casal di Principe, da sempre roccaforte dei Casalesi. Fino alla data della cattura, tuttavia, Schiavone era a capo della cosca. Ne ha gestito gli affari illeciti di maggior spessore e avrebbe mantenuto anche rapporti con politici e colletti bianchi. Prima di lui, nel 2014, ha deciso di collaborare con la giustizia un altro boss di primo piano, Antonio Iovine, arrestato nel 2010 dopo 14 anni di latitanza.

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L'arresto di Antonio Iovine | TmNews Infophoto

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