In Salento è guerra al gasdotto Tap: scontri con la polizia, attivisti violano il cantiere
In 300 contro il via libera al cantiere: picchi di tensione e qualche tafferuglio all'uscita dei camion e degli operai lungo il tracciato del gasdotto che, dopo l'approdo a San Foca, percorre qualche chilometro a Melendugno. Feriti alcuni manifestanti
MELENDUGNO (Lecce) - Non si placano le polemiche di amministratori locali e attivisti del movimento "No Tap" dopo la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi di Regione Puglia e Comune di Melendugno sulla realizzazione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline che porterà il gas dell'Azerbaigian sino al Salento, attraversando Turchia, Grecia e Albania.
I lavori del cantiere, su richiesta della Prefettura di Lecce, erano stati sospesi per placare gli animi dopo le proteste di amministratori locali e organizzazioni contrarie all'approdo nella zona di San Foca della pipeline. Un approdo contro il quale si è decisamente schierata anche la Regione Puglia di Michele Emiliano che ha più volte, anche in aperta polemica con il Governo.
Stamattina è arrivato con una comunicazione formale della Prefettura all'azienda l'atteso via libera del Ministero dell'Ambiente allo spostamento di circa 200 ulivi nella zona del cantiere e i mezzi della multinazionale sono entrati nel cantiere grazie anche all'intervento delle forze dell'ordine che hanno anche bloccato gli accessi alla zona dalle strade di campagna.
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Sul posto ci sono circa 300 manifestanti e picchi di tensione e qualche tafferuglio all'uscita dei camion e degli operai dal cantiere lungo il tracciato del microtunnel del gasdotto che, dopo l'approdo a San Foca, percorre qualche chilometro nel territorio di Melendugno dove verrà realizzata una stazione di monitoraggio.
Le forze dell'ordine hanno spinto i manifestanti, un presidio è stato promosso da giorni nella zona, con in prima fila i sindaci tra cui quello di Melendugno Marco Potì che sono stati energicamente spostati per consentire il transito dei mezzi.
"Siamo qui per difendere gli ulivi e la pubblica incolumità", ha dichiarato il sindaco di Melendugno, Marco Potì a Lecce Prima. "L'unico soggetto che ora può intervenire è la Regione, annullando in autotutela le autorizzazioni concesse dai suoi uffici all'espianto e impugnando al Tar la nota del ministero che attesta la regolarità dell'iter". "La Regione deve muoversi subito - ha ribadito - per bloccare l'espianto e poi con la pronuncia del giudice amministrativo, vedremo".
Nel frattempo, sul posto, sono arrivati anche i consiglieri regionali Antonio Trevisi, del M5s, che sostiene la stessa posizione di Potì da giorni, circa le misure che si potrebbero adottare, e Cristian Casili (sempre di M5s) e Mino Borraccino di Sinistra italiana.