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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il calciatore Obodo torna libero: "Ringrazio Dio"

Il calciatore nigeriano del Lecce rapito lo scorso sabato è stato liberato senza alcun riscatto. Arrestate tre persone coinvolte

L'incubo è finito per Cristian Obodo, il centrocampista nigeriano dell'Udinese in prestito al Lecce. Dopo una giornata di angosciosa attesa e di silenzio da parte della famiglia, nella tarda serata di ieri è finalmente giunta l'attesa notizia del rilascio.

Rapito sabato davanti ad una chiesa in Nigeria, nella sua città di Warri, da una banda di cinque balordi, un blitz congiunto di polizia ed esercito lo ha liberato dopo oltre 24 ore. "Ringrazio Dio, non posso dire altro", sono state le prime parole del 28enne giocatore, come ha riferito suo fratello Kenneth, anche lui calciatore in Italia, con il Pisa, che ha condotto le trattative con i sequestratori.

Il blitz, secondo quanto appreso, sarebbe avvenuto prima che venisse pagato il riscatto; la richiesta pervenuta sabato mattina con una telefonata a casa della madre dei due giocatori a Warri, era di 150 mila euro. I parenti, però, avevano sostenuto di non poter pagare una cifra superiore ai 100 mila. Il silenzio seguito per tutta la giornata di sabato ha fatto pensare che le trattative fossero giunte ad un punto cruciale. Soltanto la polizia nigeriana era intervenuta per esprimere "la speranza di liberarlo sano e salvo", senza necessità di pagare alcun riscatto.

Il blitz si è concluso con l'arresto di tre dei cinque rapitori, ma la polizia ha fermato i familiari degli restanti due e conta di bloccare anche loro nelle prossime ore. Grande gioia in casa Obodo, dove la famiglia si era ritrovata con i figli giunti dall'Italia. Kenneth e Christian prima; poi, due giorni fa, la sorella, che vive a Udine con suo marito, anch'egli nigeriano.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo la ricostruzione della vicenda, Christian Obodo era al volante della sua auto, dotata di targa personalizzata 'Obodo 5', quando è stato attaccato da alcuni uomini armati, che lo hanno costretto a salire su una loro vettura, che è stata poi trovata abbandonata. A Warri, sua città natale nel sudest della Nigeria, i rapimenti non sono una rarità ma finora avevano sempre riguardato collaboratori delle compagnie petrolifere presenti nella zona. Stavolta è toccato a lui, bersaglio forse un po' troppo facile per la vettura personalizzata e con la targa con il suo nome. Una vicenda, quella del giocatore, che si inserisce in un panorama difficile per il Paese africano, alle prese con tensioni di carattere religioso, in particolare a danno dei cristiani, e che ieri hanno fatto registrare due sanguinosi assalti ad altrettante chiese in altre città. (da LeccePrima)

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