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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Torino

"Ho ucciso Carlo nel corso di un rito voodoo": ma ci sono troppi punti oscuri

Molti aspetti poco chiari nell'omicidio dell'avvocato torinese Cicchelli a Maceiò, Brasile

Ci sono ancora molti aspetti poco chiari nell'omicidio dell'avvocato torinese Carlo Cicchelli a Maceiò, in Brasile.  La compagna Cléa Fernanda Màximo da Silva ha confessato di averlo ucciso e di aver tenuto il cadavere in casa per un mese all'interno di sacchi di plastica, utilizzando varie sostanze e prodotti per attenuare gli odori provenienti dal corpo in decomposizione.

Cicchelli sarebbe stato ucciso durante un rituale di magia nera a cui la donna era stata obbligata a partecipare. Secondo i giornali brasiliani alcuni amici hanno rivelato che Cicchelli spesso raccontava degli "strani" discorsi della compagna sui riti voodo. Il sito d'informazione brasiliano, "G1", scrive che la donna nella confessione ha detto di non aver premeditato il crimine, ma di aver colto l'opportunità di ucciderlo poiché subiva "una costante violenza fisica e psicologica" da parte della vittima. Versione tutta da confermare. L'avanzato stato di decomposizione del corpo non permette infatti al momento di  accertare le lesioni che hanno portato alla morte del legale: serviranno esami più approfonditi.

I punti oscuri del delitto

La polizia ora vuole vederci chiaro, e capire se ci siano anche ragioni economiche all'origine del delitto, come fanno pensare i messaggi con richieste di denaro inviati alla famiglia della vittima nel mese di ottobre.  Gli inquirenti brasiliani cercano anche di chiarire se la donna si sia fatta aiutare da un complice per l’omicidio o nei giorni seguenti. Sul caso si è attivato il Consolato italiano a Recife, in stretto raccordo con la Farnesina e con le autorità brasiliane.

Il fratello Antonio ha aggiunto, in un'intervista al Corriere della Sera, inquietanti dettagli: "Cosa è successo prima della scoperta? Di tutto. Prima ho cominciato a ricevere strani messaggi dal cellulare di Carlo. Mi rassicurava e mi diceva che stava bene, ma l’italiano era incerto e quelle parole non erano le sue. Poi mi ha scritto che aveva conosciuto la figlia di un narcotrafficante e che stava partendo per la Colombia in viaggio di nozze. Infine mi ha invitato a non cercarlo più dicendomi che si era unito a una banda e si era rifatto gli zigomi, salvo poi dirmi di raggiungerlo, ma da solo. Ovviamente erano tutte bugie, lui era morto da tempo e loro mangiavano con il cadavere in salotto. Hanno cercato di spillarci soldi in tutte le maniere e chissà che fine hanno fatto i suoi amati orologi. Ma adesso non importa". Oggi resta solo il dolore di una famiglia che piange il suo caro.

Chi era Carlo Cicchelli

L'avvocato Cicchelli aveva conosciuto Cléa Fernanda Máximo alcuni anni fa quando era sua vicina di casa a Torino. Poi aveva lasciato la carriera e si era spostato con Cléa in un'altra città italiana, dove aveva aperto un ristorante. Quindi il trasferimento in Brasile la scorsa estate fino al tragico epilogo. La scomparsa dell'avvocato, che aveva lo studio in corso Sebastopoli a Torino e abitava a Mirafiori, era stata denunciata dai familiari lo scorso 31 ottobre 2018 ai carabinieri della stazione Pozzo Strada.

"Uno si innamora e poi finisce morto in un sacco di plastica. Noi glielo avevamo detto che quella donna non era normale, ma quando uno è innamorato non vuole sentire ragioni" aveva detto due giorni fa all'Ansa Antonio, il fratello: "L'ultima volta che l'ho sentito a voce per telefono - racconta - è stato il 25 settembre. Poi più nulla. Solo messaggi in cui mi si chiedevano dei soldi. Intorno al 28 settembre voleva 2.500 euro: un episodio che mi aveva insospettito, perché due giorni dopo mio fratello sarebbe dovuto tornare a Torino. Aveva già i biglietti. Ma a Torino non è mai arrivato". Antonio è convinto che la fidanzata brasiliana "lo avesse già ucciso e che fosse lei a mandare i messaggi spacciandosi per lui". "Sono anche venuto a sapere - precisa - che, scrivendo dalla pec di Carlo, lei tentò di sbloccare un conto bancario a Palermo. Mio fratello aveva un'attività in Sicilia e, a giugno, era stato laggiù proprio con lei. Loro due stavano insieme da circa cinque-sei anni. Carlo l'aveva presa dalla strada".

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