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Martedì, 23 Aprile 2024
CRONACA

Omicidio di Cassano allo Ionio, il piccolo Nicola ucciso per una vendetta mafiosa

A tre anni aveva già vissuto in carcere con la madre. La sua storia era nota al mondo dell'associazionismo, che già negli anni scorsi si era mosso per denunciare le condizioni in cui il bimbo viveva. Poi il tragico epilogo

La storia del piccolo Nicola Campolongo, ucciso a soli tre anni per una vendetta mafiosa, ha colpito il mondo dell'informazione e l'opinione pubblica. Il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, che coordina le indagini ha commentato l'accaduto manifestando il proprio turbamento: "Come si fa ad uccidere un bambino di tre anni in questo modo? Si è superato ogni limite. E’ qualcosa di inaudito, di orrendo. In tanti anni di lavoro credo che questo sia uno degli omicidi più efferati di cui è toccato occuparmi".

Sua mamma Antonia, la zia Simona, suo padre Nicola, lo zio Roberto Pavone, la nonna Maria Rosaria Lucera, sono tutti in carcere dal 2011 per traffico di stupefacenti. Nicola era stato quindi affidato al nonno Giuseppe Iannicelli, che pure aveva scontato 8 anni per droga ed era un sorvegliato, con l’obbligo di rientrare a casa alle 20 di ogni sera e non poterne uscire fino alle 8 del mattino successivo. Giuseppe aveva conti in sospeso con la ‘ndrangheta. Affari di droga e forse anche debiti.

Per Nicola già nei mesi scorsi si era mosso il mondo dell'associazionismo. A soli tre anni il bambino aveva già vissuto un'esistenza drammatica: "Era rimasto per 8 ore al freddo chiuso nella gabbia dell'aula bunker del tribunale di Castrovillari insieme alla mamma, presente a una udienza del processo che la vedeva imputata" così racconta Franco Corbelli, dell'associazione Diritti Civili, che aveva seguito la vicenda, prendendo a cuore la sorte del piccolo.

"Dopo questo gravissimo fatto avevamo denunciato il caso rivolgendo un appello ai giudici, accolto e il giorno dopo, il 22 dicembre 2012, il piccolo e la giovane mamma avevano lasciato il carcere per far ritorno a casa e trascorrere il Natale insieme agli altri fratellini. Poi il nuovo arresto della madre e, oggi, il drammatico epilogo - continua Corbelli che conclude amareggiato - ho fatto di tutto, ho lottato per oltre un anno per aiutare e salvare Nicola e la sua giovane mamma. Tutto quello che ho fatto, purtroppo, non è servito a niente. Hanno prevalso la ferocia, la barbarie, la crudeltà. E non si sono fermate nemmeno di fronte a un bambino".

Il bimbo aveva già passato diverso tempo in carcere con la madre ed entrambi i genitori si trovano attualmente reclusi per reati legati allo spaccio di droghe. Forse Nicola e la giovane donna Ibtissam sono stati uccisi perché 'testimoni scomodi': Giuseppe Iannicelli potrebbe essere andato di proposito con la compagna e il piccolo a un appuntamento con le persone che si sarebbero poi trasformate nei suoi spietati assassini. L'ipotesi è al vaglio degli inquirenti che stanno cercando di far luce sul triplice omicidio.

Sgomento anche il vescovo della diocesi di Cassano nonché Segretario generale ad interim della Conferenza Episcopale Italiana, don Nunzio Galantino, che si è recato in contrada Fiego dove è stata rinvenuta la Fiat Punto con i tre scheletri dei cadaveri: "Sgomento per il livello di efferatezza raggiunto da chi ha consumato il delitto. Come si può - ha affermato don Nunzio - dar fuoco a una macchina sapendo che lì dentro vi sono delle persone e, tra queste, un bambino? Come si può non sentire il pianto di un bambino? Come si può? Non parlate di comportamento 'bestiale'. Facendolo, offendiamo le bestie!".

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