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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Italia

Uccise la compagna, preso in Tunisia: il ministro Bonafede chiede di non applicare la pena di morte

Chaanbi Mootaz è stato dichiarato colpevole di omicidio volontario aggravato nei confronti della compagna: venerdì è stato arrestato dopo una latitanza iniziata nel 2014, ma gli accordi tra Italia e Tunisia non prevedono l'estradizione

Chaanbi Mootaz  il 22 settembre 2014 ha ucciso la moglie Daniela Bani a Palazzo Sull’Oglio, nel Bresciano, e poi è fuggito dall’Italia per raggiungere il suo paese natale, la Tunisia, dove è stato arrestato venerdì scorso

Condannato a 30 anni di reclusione, Chaanbi Mootaz, classe ’81, è stato dichiarato colpevole di omicidio volontario aggravato nei confronti della compagna, madre di due figli. Oggi il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha firmato la richiesta di perseguimento penale in Tunisia per il presunto omicida.

Omicidio di Daniela Bani, estradizione impossibile

La convenzione bilaterale che regola i rapporti fra Italia e Tunisia, firmata a Roma il 15 novembre del 1967, non consente l’estradizione ma statuisce che, in caso di reati riconosciuti da ambedue gli stati, si possa fare domanda per perseguire i cittadini che hanno commesso crimini nell’altro Stato. 

Nella richiesta firmata da Bonafede e inviata per i canali diplomatici alle autorità tunisine, si sottolinea che, “in caso di condanna, qualora per il reato di omicidio volontario aggravato sia previsto nell’ordinamento giuridico tunisino la pena capitale, tale pena non venga applicata ovvero sia oggetto di commutazione in una pena detentiva”.

Omicidio Daniela Bani, il killer arrestato in Tunisia

Prima dell’omicidio Mootaz  prenotò un biglietto per Tunisi, suo paese d'origine. La vittima, Daniela Bani, avrebbe voluto lasciare il marito con il quale - avevano raccontato i vicini poco dopo il delitto - le liti erano continue e all'ordine del giorno. Dopo aver ucciso la moglie, salì in macchina, per raggiungere l'aeroporto di Orio al Serio (dove è stata ritrovata la sua auto, una Ford Focus) e decollare verso l'ingiusta libertà.

Il processo d'appello si è chiuso nel maggio scorso e nell'aula di Tribunale si sono vissuti momenti di commozione quando l'avvocato della famiglia della vittima, Pietro Pasini (affiancato dalla collega Stefania Battistelli), su espresso desiderio di padre e madre di Daniela, ha letto alcuni passaggi del tema svolto in classe dal loro nipote, presente in casa al momento dell'assassinio, che frequenta la quinta elementare.

Tema: Racconto un fatto realmente accaduto, la perdita della cosa a me più cara.

"Era una tranquilla mattina di sole, io stavo ancora dormendo, poi è arrivata mia mamma a svegliarmi vestita così: camicia a quadretti rossi e bianchi, jeans e coda di cavallo fermata da un cerchietto. Era più solare del solito, e non ho sentito mio fratello perché era andato all'asilo. Dopo che ho fatto colazione sono andato in camera a vestirmi, per andare a prendere mio fratello all'asilo, poi ho visto mia mamma e mio papà che andavano verso la loro camera e hanno chiuso la porta a chiave e da qual momento non ho più sentito mia mamma. Poi dopo qualche minuto ho visto passare per il corridoio mio papà però stavolta senza la mamma e mi sono chiesto: "Ma che fine ha fatto mia mamma?".

"E da quel momento non l'ho più vista. E a scriverlo mi sembra ancora di riviverlo per la seconda volta, ma la prima è più dolorosa, secondo me, delle altre e però non si può tornare indietro, se no l'avrei già fatto! Mi piacerebbe riaverla indietro e tenerla stretta, stretta a me. Ma purtroppo non si può fare, mi rimarrà per sempre nel cuore con dolore e rimpianto. Non me lo perdonerò mai, ma proprio mai. E l'importante è che resterà vicino a me con lo spirito, e andrò al cimitero quando potrò e la terrò sempre nel cuore, e in parte a me".

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