rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Ucciso perché aveva "un'aria felice": condannato a 30 anni il killer di Stefano Leo

Accolte le richieste dell'accusa. Il 33enne di Biella venne ucciso con una coltellata alla gola mentre andava al lavoro

Nessuno sconto per Said Mechaquat, il giovane di origine marocchina reo confesso dell’omicidio di Stefano Leo, il 33enne di Biella ucciso il 23 febbraio del 2019 a Torino. Mechaquat, giudicato con rito abbreviato, è stato condannato a 30 anni di carcere. 

La sentenza è stata pronunciata in mattinata dal giudice Irene Gallesio. Sono state accolte le richieste formulate ieri dall'accusa (pm Enzo Bucarelli e Ciro Santoriello), che avevano chiesto che venissero riconosciute le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.

Basilio Foti, difensore di Mechaquat, aveva invocato una pena più mite per il quadro psichiatrico instabile del suo cliente chiedendo anche le attenuanti generiche. In aula alla lettura della sentenza la mamma della vittima. Presente anche l'imputato.

Chi è Said Mechaquat

Nato nel 1992, Mechaquat aveva lavorato come cameriere a Torino e si era separato dalla moglie nel 2015. Aveva poi vissuto per un periodo in Spagna e poi in Marocco, suo Paese d'origine. In seguito era tornato a Torino e dormiva nel dormitorio di piazza d'Armi, senza casa né lavoro. Viveva di espedienti e di piccoli lavoretti. In Italia non aveva altri parenti: la madre era tornata a Casablanca anni fa. Aveva anche dei precedenti per maltrattamenti.

L'omicidio di Stefano Leo 

Stefano Leo venne uccise ai Murazzi del Po in un giorno di febbraio di un anno e mezzo fa. Stava andando al lavoro come tutte le mattine. Poi l’agguato. Assurdo, inspiegabile. Il giovane non conosceva il suo killer. "Volevo ammazzare un ragazzo come me, toglierli tutte le promesse che aveva, dei figli, toglierlo ai suoi amici e parenti", disse agli investigatori  Mechaquat poco dopo il delitto. La vittima dunque venne scelta a caso. "Nella sostanza - spiegò il procuratore capo vicario, Paolo Borgna - ci ha detto che ha deciso di uccidere questo ragazzo perché si presentava con aria felice e lui non sopportava la sua felicità". 

A piede libero nonostante i precedenti

L’omicidio fece scalpore anche perché Mechaquat era a piede libero nonostante la condanna a un anno e sei mesi di reclusione per maltrattamenti nei confronti della ex divenuta effettiva già a maggio del 2018. A quanto sembra gli atti non vennero trasmessi immediatamente al pm. Il presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli, si scusò personalmente con i familiari tirando in ballo anche la mancanza di personale nei tribunali. Tuttavia, spiegò Barelli, anche se il cancelliere avesse trasmesso gli atti con solerzia, "non c’è alcuna garanzia che il 23 febbraio Said sarebbe stato in carcere" e comunque il giovane avrebbe potuto accedere alle misure alternative  in quanto era stato condannato ad una pena inferiore ai tre anni. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ucciso perché aveva "un'aria felice": condannato a 30 anni il killer di Stefano Leo

Today è in caricamento