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Giovedì, 18 Aprile 2024
Giustizia

Posta le sue foto in bikini su Facebook, Doina Matei torna in carcere

Revocata la semilibertà per la trentenne romena che nove anni fa uccise Vanessa Russo. Colpa di alcune foto pubblicate sui social network. Lei si difende: "Sono sconvolta, non sapevo di non poter usare Facebook"

"Sono sconvolta, non sapevo di non poter usare Facebook, mi spiace molto se ho fatto del male a qualcuno...". Si è difesa così Doina Matei, la trentenne che nove anni fa uccise Vanessa Russo in una stazione della metropolitana di Roma, dopo il polverone suscitato dalla pubblicazione di alcune sue foto sui social network mentre era in regime di semilibertà.

Le immagini di lei sorridente, al mare, in bikini, sono sembrate troppo anche al magistrato di Sorveglianza di Venezia, Vincenzo Semeraro, che ha revocato il provvedimento rispedendola nel carcere della Giudecca. 

"Questo è un brutto passo indietro per la mia assistita - ha commentato l'avvocato Nino Marazzita -. Forse dovuto all'effetto del polverone mediatico che si è sollevato sul caso dopo la pubblicazione di quelle foto. Ma la sospensione durerà giusto il tempo di discuterla davanti al tribunale di Venezia dove dimostreremo che fra i divieti non c'era quello specifico dell'uso del social network".

Doina aveva 21 anni quando uccise Vanessa Russo al culmine di una lite, colpendola con la punta di un ombrello in un occhio. Per lei i giudici avevano stabilito una pena di 16 anni in carcere, pena poi confermata in Cassazione.

Dopo averne scontati nove le era stata concessa la semilibertà per buona condotta e per il suo pentimento: di giorno Doina lavorava in una coop di Venezia e la sera rientrava a dormire in cella. In questi giorni - come riporta il Corriere della Sera - stava usufruendo di un permesso premio che le consentiva di dormire all'esterno. Il prossimo, forse, lo avrebbe ottenuto per la Pasqua ortodossa del primo maggio. Ora per lei si complica tutto.

La Matei era venuta in Italia per cercare un futuro migliore per i suoi due figli, avuti a 14 e a 17 anni, "ma l'Italia fu per me il buio delle notti, il gelo del marciapiede fino a sfiancarmi la carne e l’anima", si legge nel racconto (La ragazza dell’ombrello) che ha scritto con l’aiuto della giornalista Franca Leosini.

In quel racconto Doina parla anche dell’omicidio: "Vanessa non aveva vissuto molti giorni felici, tutti gli altri glieli avevo tolti io. È soprattutto la felicità possibile che le ho sottratto che mi logora con tormento maggiore". 

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