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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

L'Onu richiama l'Italia: "Aborti non garantiti, troppi medici obiettori"

Il comitato per i diritti umani dell'Onu esprime preoccupazione per la "difficoltà di accesso agli aborti legali in Italia" a causa del numero di medici obiettori di coscienza e per il conseguente "numero significativo di aborti clandestini"

Troppi medici obiettori in Italia rendono difficile accedere all'interruzione volontaria di gravidanza, regolata dalla legge 194, con il risultato di "un numero significativo di aborti clandestini". A ribadirlo è il Comitato diritti umani dell'Onu, nelle sue "osservazioni conclusive" del 2017 sul nostro Paese. L'Italia "dovrebbe adottare le misure necessarie per garantire un accesso tempestivo e senza ostacoli ai servizi di aborto legale sul suo territorio, e stabilire anche punti di riferimento effettivi per le donne in cerca di strutture" in grado di garantire il servizio previsto dalla legge in vigore dal 1978.

Secondo l'analisi del ministero della Salute, i ginecologi obiettori in Italia sono circa il 70 per cento eppure secondo il dicastero "questo non genera criticità". I dati "indicano una sostanziale stabilità del carico di lavoro settimanale per ciascun ginecologo non obiettore: considerando 44 settimane lavorative in un anno, il numero di Ivg per ogni ginecologo non obiettore, settimanalmente, va dalle 0.4 della Valle d'Aosta alle 4.7 del Molise, con una media nazionale di 1.6 Ivg a settimana (1.6 nel 2013, 1.4 nel 2012, 1.6 nel 2011). 

Il Rapporto affronta anche i temi dei diritti delle coppie dello stesso sesso. L'Italia, scrive il Consiglio per i diritti umani dell'Onu, "dovrebbe considerare la possibilità di permettere" loro "di adottare bambini, compresi i figli biologici del partner, e assicurare ai bambini che vivono in famiglie omosessuali la stessa tutela legale di quelli che vivono in famiglie etero". Non solo: vengono infatti rilevate anche delle lacune nella legge sulle unioni civili, varata nel 2016. Il Comitato Onu quindi raccomanda a tal proposito che andrebbe garantito ""lo stesso accesso alle tecniche di fecondazione in vitro per le coppie omosessuali".

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