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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca Roma

Le ossa trovate in Nunziatura non sono né di Emanuela Orlandi né di Mirella Gregori

Gli inquirenti: i resti ritrovati in via Po sono antecedenti al 1964, quando le due ragazze scomparse nel 1983 non erano ancora nate

Le ossa ritrovate il 30 ottobre scorso nella sede della Nunziatura Apostolica, nello stabile di Via Po a Roma, non sono di Emanuela Orlandi né di Mirella Gregori, le due minorenni scomparse nella capitale, in circostanze misteriose, nel 1983. E' quanto si apprende in Procura dopo i primi risultati compiuti sulla datazione di alcuni resti, in particolare sulla calotta cranica e sul radio, dai quali si evince che sono certamente antecedenti al 1964 (quando le due ragazze non erano ancora nate).

Già nei giorni scorsi si erano diffuse voci per cui i resti sarebbero molto più antichi di quanto si fosse pensato in un primo momento, quando era affiorata l'ipotesi che potessero appartenere alle due quindicenni scomparse nel 1983 a pochi giorni di distanza. Gli accertamenti dei poliziotti della Squadra Mobile e della polizia Scientifica, coordinati dalla procura di Roma, proseguiranno comunque nelle prossime settimane. L'obiettivo è quello di dare un nome ai resti ossei ritrovati. Non è escluso che per fugare ogni dubbio si proceda comunque all'esame del Dna.

Le ossa appartengono a un uomo, si apprende in Procura alla luce degli ultimi test compiuti dalla Polizia Scientifica sul dna estratto da un femore. Il materiale genetico è risultato troppo deteriorato per confrontarlo con quello delle due ragazze, ma è certamente appartenuto a una persona di sesso maschile. I resti erano stati trovati il 30 ottobre da alcuni operai nel corso dei lavori di ristrutturazione all'interno dell'edificio di via Po. A quel punto il Vaticano aveva informato le autorità italiane ed erano scattate le indagini. Nel corso del sopralluogo gli esperti avevano eseguito i rilievi del caso e repertato le ossa.

Gli esami sulle ossa erano iniziati lo scorso 5 novembre. "Si tratta di un processo che richiederà qualche giorno", aveva avvertito Gianni Arcudi, direttore della Medicina legale dell'Università di Roma Tor Vergata, ben consapevole dell'attesa che circondava il suo lavoro. "Ci sono risposte da dare. E le ossa parlano, ma bisogna trattarle bene, sennò restano mute", aveva concluso.

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