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Venerdì, 19 Aprile 2024
VATICANO

Così sta cambiando la Chiesa con Papa Francesco

"Vorrei una Chiesa povera per i poveri". In questo pensiero c'è la linea del Pontificato di Jorge Bergoglio. Stop ai simboli opulenti per un Vaticano "più umano".

“Come vorrei una chiesa povera per i poveri”. Che sia questo il manifesto del ministero guidato da Papa Francesco? Abbracciare spiritualmente e politicamente l’anima teologica del poverello di Assisi farebbe tremare i polsi a chiunque. Soprattutto ad un pontefice. Per questo Jorge Mario Bergoglio è il primo vescovo di Roma a battezzare il proprio cammino nel segno di Francesco. Non Papa Francesco I, semplicemente Francesco. Otto secoli di silenzio, poi l’annuncio dalla Loggia della Benedizione. Dal segreto della cappella Sistina, custodito dentro lo scrigno dipinto dal genio di Michelangelo, si è consegnato al mondo – “dalla fine del mondo” – nel nome degli ultimi.

Questa la missione. Gli indugi sono stati rotti subito. Croce di acciaio e non dorata nella serata dell’Habemus Papam. Così come l’anello del pescatore, l’insegna papale: d’argento, placcato in oro. Piccoli gesti, significativi. Sì perché l’invito alla povertà non può non essere accompagnato dalla sobrietà dei comportamenti. Quella misura e quella severità di cui Bergoglio si è sempre circondato. Piccolo e modesto il suo alloggio nell’arcivescovato di Buenos Aires; nessun segretario; la passione per i mezzi pubblici.

L'inaugurazione del Pontificato di Francesco

Tutto per scongiurare il peggior nemico del ‘missionario’, la via della mondanità: “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo con Cristo ma senza la Croce, non siamo discepoli del Signore. Siamo mondani. E potremmo essere anche vescovi, preti, cardinali, papi ma non discepoli del Signore”. Povertà, scongiurare la mondanità, le tentazioni del “diavolo”, ma anche mettersi al servizio dell’altro, l’essenza del potere: “Il vero potere è il servizio. Il Papa deve servire tutti, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli”.

Gestualità paterna e calda, parole da focolare, mano tesa. Per questo in un attimo le parole di Papa Francesco hanno attraversato il pianeta. Ed è sempre per questo che il pontefice ha accesso la fiaccola dell’attesa. Bergoglio, infatti, arriva dall’America Latina, la vera culla del movimento liberale (Teologia Liberale). C’è chi in quel volto dai tratti gentili ha già riposto la speranza per quella spinta riformatrice insita nel cattolicesimo.

Qui, tuttavia, bisogna intenderci su cosa significhi riformare l’istituzione della Chiesa. Se progressismo sarà, infatti, non ci sarà spazio per un’apertura alle coppie omosessuali. Nessuna benedizione. La chiesa non è disposta né a rivedere né tantomeno a rimodulare questo fondamentale. Men che meno Bergoglio, che già nel 2010 fu chiarissimo a riguardo: “Non parliamo solo di un disegno di legge ma di una mossa tesa ad ingannare i figli di Dio. Questa è opera dell’invidia del Diavolo in grado di entrare con il suo peccato nel mondo nel tentativo di distruggere l’immagine di Dio, ovvero quella di uomo e di una donna il cui compito è quello di crescere, moltiplicarsi e dominare la Terra”.

Altra cosa, invece, saranno la messa in discussione di altri fondamentali, l’unico volto della medaglia. In questo Papa Francesco potrebbe essere il vero paladino del cambiamento. Per esempio di quel richiamo alla giustizia sociale più pressante che mai, anche all’interno delle istituzioni eclesiastiche. Lo si è visto nei giorni scorsi, si è ascoltato oggi, nell’intronizzazione del discendente di Pietro. I soliti temi che fin qui hanno caratterizzato l’incipit del mandato ma con un di più, nuovo: custodire l’ambiente. “Siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di morte e distruzione accompagnino il cammino di questo nostro mondo”. Povertà, servizio, custodia del creato. Temi dello spirito, demi della polis.

Forse la ragione sta nelle parole rilasciate questa mattina da Vittorio Zucconi a Repubblica.it: “E' il momento più difficile per Papa Francesco, ha creato delle aspettative gigantesche. Un po’ come quelle che aveva dato Obama eletto presidente degli Stati Uniti”.

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