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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

Pino Daniele non è morto di infarto: ecco la verità

Per i periti nominati dalla Procura di Roma non ci sono dubbi: è stato un decadimento cardiaco a stroncare il cantautore, che forse non si sarebbe salvato neanche andando all'ospedale più vicino

Forse avrebbe avuto più chance, ma neppure se fosse stato immediatamente portato all'ospedale più vicino avrebbe avuto la certezza di salvarsi. E' stato un decadimento della funzione cardiaca a provocare l'edema che si è rivelato fatale per Pino Daniele. 

Sono le conclusioni del collegio di periti nominato dalla Procura di Roma in merito al decesso del cantautore napoletano, avvenuto il 4 gennaio scorso. Secondo quanto si apprende, quindi, l'insufficienza coronarica di Pino Daniele è stata confermata dagli esperti scelti dal Pm, i professori Vittorio Fineschi, Giorgio Bolino e Giuseppe Ambrosio. Il responso tecnico è stato consegnato in mattinata al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani. 

A questo punto i consulenti delle parti, come quella nominata dall'ex moglie dell'artista, avranno a disposizione gli atti per trarre ulteriori conclusioni. Gli accertamenti d'iniziativa degli inquirenti, è stato spiegato a piazzale Clodio, che possono comunque dirsi conclusi, hanno riguardato una autopsia generale, degli esami tossicologici e di fondo. Il cantante napoletano non è morto per un "fatto acuto", un infarto, ma in seguito ad una perdita d'energia della cosiddetta pompa cardiaca. E' stato poi riscontrato e verificato il fatto che Daniele era in contatto con il cardiologo che l'aveva in cura e che di sua volontà decise di non affidarsi all'ambulanza dell'ospedale di Orbetello che era stata chiamata per i soccorsi, malgrado il consiglio dello stesso medico.

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