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Giovedì, 28 Marzo 2024
LAVORO

"Malati terminali del pubblico impiego": i pompieri ai tempi della crisi

Precarietà, carenza di mezzi, emergenza continua. Se pensate che a lavorare nel pubblico si faccia poco e si guadagni molto, parlate con un pompiere: "Ci hanno messo in ginocchio"

Immaginate: la vostra casa va a fuoco, chiamate i vigili e vi viene detto "ci dispiace, siamo pieni". Se da una parte il governo Renzi ha promesso tagli agli statali, visto che c'è troppo "grasso che cola", dall'altra ci sono i pompieri che non sanno più come fare fronte alla carenza di organico. La ragione? La maggior parte di loro, nonostante siano statali, sono precari.

Ce lo racconta Stefano Giordano, genovese e vigile del fuoco e delegato Usb. Insieme ai suoi colleghi e al sindacato di base, saranno in piazza il 28 febbraio a Milano, per una manifestazione indetta dal Forum Diritti/Lavoro contro le politiche del governo Renzi che "stanno mettendo in ginocchio milioni di famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, a curarsi, a pagare il mutuo o l'affitto e comunque ad avere un tetto sulla testa". Tra loro ci sono anche i pompieri, che da più di dieci anni hanno visto la scure dei tagli prima e quella dell'austerità poi.  "Questo è stato l'atto finale. Siamo l'esempio più imponente di precariato nel pubblico impiego: 70%. Tantissimi sono i discontinui, ragazzi assunti licenziati nel corso di 20 giorni". 

TROIKA E GRASSO CHE COLA - In effetti molte sigle sindacali dei vigili del fuoco, dai sindacati autonomi a quelli di base, lamentano problematiche diverse, dovute tutte alla scure dell'austerità: carenza di personale e di mezzi, stipendi bassi, sprechi nella gestione amministrativa e ministeriale.

Se si pensa che un impiego nel pubblico possa tutelare dalla precarietà del lavoro privato, i vigili del fuoco sembrano sfatare questo luogo comune: "Siamo un malato terminale in cui non si capisce più quale è capo e coda. In realtà la soluzione sarebbe semplice: stabilizzare tutti questi giovani, che sarebbero un'ottima risorsa per il soccorso". Anche perché nel corpo dei vigili l'età media è sempre più alta: "Oramai arriviamo a 47/48 anni, il che significa che per ogni giovane sotto i trenta ci sono due pompieri sopra i sessanta. Il nostro lavoro è il soccorso e la tutela del territorio e il fisico è importante". 

I vigili Usb avevano risposto al grasso che cola, spiegando come in Europa i colleghi degli altri Paesi fossero trattati in maniera diversa: "La media è un vigile del fuoco ogni mille e 500 abitanti, nel paese di Renzi c’è un vigile del fuoco ogni 15mila abitanti, una differenza elevata grazie ai tagli subìti ed al blocco delle assunzioni" spiegano dal sindacato di base. 

GENOVA, L'EMERGENZA CONTINUA - Stefano Giordano lavora da vent'anni come pompiere nella sua città, Genova. Se precarietà e carenza di mezzi sono condizioni che vivono i suoi colleghi in tutt'Italia, quelli della sua città hanno dovuto aggiungere a tutto queste tre alluvioni in pochi anni, in particolare quella di quest'anno che ha colpito proprio il tessuto urbano: "Mi ricordo i miei colleghi che mangiavano con il cellulare sul tavolo: sapevano che potevano essere chiamati da un momento all'altro". 

L'alluvione ha mandato in tilt la città e i pompieri sono stati sempre in prima linea. Ma anche in quel caso l'austerità non è stata messa da parte: "Abbiamo avuto la chiara e netta sensazione che l'amministrazione dei vigili lavorasse in simbiosi con le direttive del governo, pensando solo al risparmio. Alle prime allerte meteo Genova è stata messa in ginocchio. Se fino a dieci anni fa potevamo far fronte alle emergenze con altre risorse, oggi ci sono i "nomadi del soccorso": abbiamo 90 persone su Genova e provincia e con le emergenze su 4 turni da dodici ore l'uno. Ma per risparmiare al posto di stabilizzare nuove risorse si chiamano i colleghi dei paesi limitrofi, che conoscono bene il loro territorio, ma non quello della città".

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Austerità, troika e risparmio hanno portato anche a tagliare sulla prevenzione: "Quando Maroni era ministro degli Interni è stata privatizzata la prevenzione incendi, che così è praticamente sparita. Non solo andrebbe reintrodotta ma bisognerebbe potenziarla sulla questione del dissesto idrogeologico. Siamo noi a doverla fare visto che il nostro compito è tutelare il territorio". 

Negli ultimi anni però c'è stata una modifica dei ruoli istituzionali, verso una "militarizzazione" del corpo, impiegando i pompieri sempre più per problematiche di ordine pubblico che di tutela del territorio: "Il compito del vigile non è buttare giù le porte ma in questi ultimi anni c'è stata un'accellerazione per farci entrare nel comparto sicurezza: un virus letale per quel che mi riguarda visto che sono entrato nel corpo per aiutare la gente. Di questo sono molto amareggiato".

GLI ANGELI DEL FANGO A GENOVA | INFOPHOTO

GLI ANGELI DEL FANGO NON PAGATI -  C'è infine la questione che riguarda gli eventi straordinari, come terremoti, alluvioni e disastri ferroviari. Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco, aveva denunciato che "il lavoro svolto durante i terremoti (l’Aquila, l’Emilia, le Marche), le alluvioni da nord a sud, il disastro ferroviario di Viareggio, l’affondamento della Concordia" fosse ancora da retribuire. "Quelle di Genova? Non sono state pagate. Anzi noi stabilizzati che aspettiamo gli straordinari veniamo dipinti come dei "privilegiati" rispetto ai giovani precari. Un processo che avviene non solo con pompieri e statali, ma in tutto il mondo del lavoro: Expo 2015 sta trasformando il lavoro in volontariato e i contratti in privilegi, in particolare quelli degli statali. Invece bisognerebbe subito chiudere le esternalizzazioni dei servizi nel pubblico, la cui cooperative che lo gestivano hanno trasformato il lavoro in schiavitù. Lo diciamo noi da vigili del fuoco, in cui il 70% del personale anche se statale è precario".

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