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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Emergenza carceri, le 20 proposte per riformare l'ordinamento penitenziario

I dati del "Pre-Rapporto 2017 sulle carceri" di Antigone, che da oltre vent'anni si occupa di istituti di pena, diritti umani e tortura. Tre Commissioni ministeriali stanno lavorando alla riforma dell'ordinamento penitenziario: ecco le proposte dell'associazione

Qual è lo stato delle carceri in Italia? I dati emergono nella freddezza dei numeri del Pre-Rapporto 2017 che l'associazione Antigone - dal 1998 autorizzata dal Ministero della Giustizia a visitare gli oltre duecento istituti di pena italiani - ha realizzato nei mesi scorsi e presentato oggi. "Anzitutto, e come abbiamo detto più volte - spiega Antigone - torna il sovraffollamento, oggi fermo al 113,2%. Il dato della capienza regolamentare, sulla base della quale si misura il sovraffollamento, va peraltro preso sempre con le pinze. Durante le nostre visite abbiamo osservato ad esempio come a Nuoro tre bracci dell’istituto risultavano del tutto inutilizzabili, mentre a Livorno un padiglione è chiuso dal 2016 e due addirittura dal 2011. A Civitavecchia la struttura è in buone condizioni, ma vi sono due padiglioni mai aperti perché mai ristrutturati dopo la chiusura avvenuta addirittura nel 1992, mentre ad Arezzo ancora si attende l’assegnazione con bando di gara dei lavori per la ristrutturazione di gran parte dell’istituto, attualmente in disuso. In questi come in altri casi la capienza regolamentare resta invariata, con la conseguenza che mentre questi istituti risultano essere, in apparenza, poco affollati, la capienza complessiva del sistema penitenziario risulta più alta di quella che è nei fatti, e dunque il tasso di affollamento medio nazionale del 113,2% è certamente sottostimato".

Quali sono le carceri italiane più affollate

Drammaticamente veri sono invece i numeri degli istituti penitenziari più affollati, concentrati soprattutto in Lombardia, come Como, con un tasso di affollamento del 186,6%, e Busto Arsizio, con un tasso del 174,2%. "Di conseguenza non sorprende che a Como i nostri osservatori riferiscano di un aumento degli atti di autolesionismo, indicatori di uno stato di grave malessere, o che a Busto Arsizio ci segnalino fenomeni come la compresenza di detenuti in attesa di giudizio e definitivi, la totale assenza di attività trattamentali per intere sezioni o il mantenimento in isolamento di detenuti per reati sessuali al posto del trasferimento in opportune sezioni".

Conseguenza inevitabile, in alcune carceri si scende sotto la soglia minima dei 3 metri quadri per detenuto.

Spiega Antigone: "Nei 52 istituti da noi visitati nel 2017 in 4 ci sono celle in cui non è garantita la superficie minima di 3mq per detenuto. Sono Busto Arsizio e Como, dove in varie sezioni si è tornati ad ospitare 3 detenuti per camera, sfiorando il limite dei 3mq per detenuto e violando certamente il limite di 3mq “calpestabili” per detenuto, ma anche Campobasso e la Casa Circondariale Palermo “Pagliarelli”, dove le celle per 2, che ospitano in tutto circa 700 detenuti, misurano (dati forniti dal personale) 9,25 mq escluso il bagno: questo significa che, tolti gli ingombri, lo spazio di movimento risulta di circa 2,25mq pro-capite. Come si vede sopra, nel 69% degli istituti da noi visitati ci sono celle senza la doccia (come invece richiesto dall’art. 7 del DPR 30 giugno 2000, n. 230), e solo in uno, a Lecce, e solo in alcune sezioni, è assicurata la separazione dei giovani adulti dagli adulti, come richiesto dall’art. 14 dell’Ordinamento penitenziario".

Inside Carceri: dentro le carceri italiane | Foto insidecarceri.com

Carceri, le condizioni di agenti e personale

Ma se queste sono le condizioni ed i numeri dei detenuti, preoccupanti sono anche quelle del personale. A cominciare dagli agenti. Da sempre i sindacati denunciano la loro carenza, ma la questione non è affatto scontata. Negli istituti visitati da Antigone si registra la presenza, in media, di 1,7 detenuti per ogni agente. Il dato è tra i più bassi in tutta l’Unione Europea: hanno più agenti di noi in pratica solo i paesi scandinavi, che però primeggiano in molte altre statistiche, e non solo penitenziarie. Noi primeggiamo solo in quella del numero degli agenti. Che sono peraltro distribuiti malissimo. A fronte della media citata sopra, a Pavia ci sono 2,9 detenuti per ogni agente, a Salerno 2,6, mentre ad Arezzo sono 0,5 (gli agenti sono il doppio dei detenuti) e a Campobasso 0,8. Assai più drammatica la situazione degli educatori. A Busto Arsizio ci sono 196 detenuti ogni educatore. A Bologna 139. E la situazione è critica anche per direttori e vicedirettori, che svolgono compiti delicati ed essenziali. Nel 32% degli istituti visitati il direttore è responsabile di più di un istituto, mentre è quasi sparita la figura del vicedirettore. Nel 70% degli istituti visitati dall'associazione non ci sono vicedirettori. Nel 20% ce n’è uno solo.

Sono stati 27 i suicidi e 34 i morti per altre cause dall’inizio dell’anno ma solo nel 26% degli istituti visitati è in uso una cartella clinica informatizzata, che garantisce che le informazioni sanitarie del detenuto si spostino facilmente assieme a lui da un istituto all’altro. Erano stati rispettivamente 45 e 70 l’anno precedente, secondo la rilevazione di Ristretti Orizzonti.

Nel corso delle nostre visite abbiamo osservato che lavora circa il 30% dei detenuti. Ma nel 26% degli istituti da noi visitati non ci sono datori di lavoro esterni, nel 6% non ci sono corsi scolastici attivi e nel 43% non ci sono corsi di formazione professionale. Uno sguardo infine ai contatti con l’esterno ed ai rapporti con la famiglia, di cui tutti riconoscono l’utilità per il reinserimento sociale e la prevenzione di atti di autolesionismo. Ebbene, in uno solo degli istituti da noi visitati nel corso del 2017, ad Opera, sono possibili i colloqui con i familiari via Skype, ed in uno solo, nella Casa di Reclusione di Alessandria, è possibile per i detenuti una qualche forma di accesso ad Internet.

I numeri del sovraffollamento

Siamo a 56.817 detenuti, con un tasso di sovraffollamento delle nostre carceri del 113,2%. Sono cresciuti di ben 2.967 dal luglio 2016. Oggi come allora si era registrato un piccolo calo, che si spiega con l’aumento dei permessi nei periodi festivi, ma a breve come allora la popolazione detenuta tornerà a crescere. "Con un tasso di crescita simile, di tremila detenuti l’anno - spiega l'associazione - alla fine del 2020 torneremo ai numeri della dichiarazione dello stato di emergenza del 2010, mentre la capienza del nostro sistema penitenziario resta sostanzialmente stabile (50.241 posti al 30 giugno 2017. Erano 49.659 al 31 luglio 2016)". 

La percentuale delle persone detenute in custodia cautelare è pari al 34,6%. Era il 33,8% il 30 giugno del 2015. Nonostante i positivi cambiamenti legislativi è in aumento l’uso del carcere prima della condanna definitiva. "Ed è l’effetto di pratiche di Polizia e giurisdizionali, a loro volta effetto della pressione dell’opinione pubblica a partire da casi eclatanti", afferma Antigone. Gli stranieri sono in percentuale meno di quanto erano 10 anni fa, anche se in lieve aumento rispetto all’anno scorso. A fine 2007 erano il 37,48%, ossia il 3,34% in più rispetto a oggi. Aumenta la rappresentatività degli italiani. Le comunità straniere più rappresentate sono rispettivamente quella marocchina (18,5% degli stranieri in carcere), rumena (14,1%), albanese (13,4%), tunisina (10,5%), nigeriana (5,1%), egiziana (3,4%), algerina (2,3%).

Cultura nell'ex carcere di Perugia | Foto di Giancarlo Belfiore

La custodia cautelare pesa tantissimo nei loro confronti, più che per gli italiani. Il tasso di custodia cautelare per gli stranieri è del 41,4%. Il tasso di detenuti in custodia cautelare per gli italiani è del 32,5%. Dunque una sperequazione pari a quasi il 10% che ha il sapore di una discriminazione nella fase processuale. Il dato è ulteriormente confermato da quello sugli ingressi dalla libertà. Nel primo semestre del 2017 sono entrati in carcere complessivamente 25.144 persone di cui gli stranieri sono ben il 45,8%, ossia una percentuale molto superiore a quella dei detenuti stranieri in generale presenti. Ciò significa che sono più facilmente condotti in carcere anche senza motivo che porta a una condanna.
 
Si va in prigione più o meno per i soliti motivi: per reati contro il patrimonio (31.883 detenuti, di cui 8.929 stranieri, sono dentro per questo motivo), contro la persona (22.609 di cui 7.006 stranieri), violazione legge droghe (19.752 di cui 7.386 stranieri), violazione legge armi (10.072), reati contro la pubblica amministrazione (7.854), associazione a delinquere di stampo mafioso (7.048, di cui soli 95 stranieri). Dunque gli stranieri commettono principalmente reati legati alla droga. Sono 15.236 i detenuti, pari al 26,8% del totale, che devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni e che dunque potrebbero accedere a una misura alternativa, se non ci fossero paletti normativi e ostruzioni della magistratura di sorveglianza. 

Le 20 proposte di Antigone per un nuovo sistema penitenziario

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