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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Italia

Tiziana e la privacy negata, cronaca di una morte annunciata

"La legge non tutela abbastanza". Andrea Lisi, avvocato esperto di privacy spiega perché il diritto all'oblio non funziona: "Chiunque affida i propri dati alla Rete ne perde il controllo"

Prevenire educando alla cultura del digitale e alla tutela della propria immagine, "il più importante dato sensibile che abbiamo". Andrea Lisi, avvocato e docente di diritto all'università del Salento, spiega a Today come il caso di Tiziana Cantone, la 31enne suicida a Napoli dopo la pubblicazione di un video hot che la ritrae, apra un problema culturale prima ancora che giuridico.

Se è vero che esiste un diritto all'oblio, è pur vero che tale diritto sia di difficile applicazione in un mondo digitale. "Se la giurisprudenza tutela e sancisce il diritto alla rimozione da portali e siti web di immagini e articoli che danneggiano la reputazione, è anche vero che poco o nulla può fare per contrastare la condivisione di file tra gli utenti e nelle reti private. Quando il contenuto illecito è evidente i gestori sono tenuti all'immediata rimozione dello stesso, ma quando il dato viene disperso esso non è più controllabile. E' bene ricordarlo, chiunque di noi affidando alla Rete i propri dati, ne perde il controllo".

Negli ultimi 10 anni si contano decine di casi come quello di Tiziana. Agli albori della Rete fu una ragazza di Perugia a diventare pornostar a propria insaputa a causa della diffusione online di un video intitolato "Forza Chiara" che suscitò la curiosità prurigginosa degli internauti e sollevando il problema del diritto alla tutela della propria immagine digitale - ricorda Lisi - oggi come allora il problema è prima ancora culturale che non giuridico, con giovani non preparati culturalmente ad un uso consapevole dei propri dati personali, primo fra tutti l'immagine".

E' bene ricordare che il danno alla propria reputazione diventa difficilmente tutelabile. Il trucco sta nell'autodeterminazione nella diffusione dei propri dati, conoscendo il contesto e le regole dei social network; e la prima forma di autotutela è il limitare il più possibile la diffusione degli stessi. "Una violazione del diritto di privacy avviene anche se si immortala un momento privato pubblicandolo poi sui social senza consenso - ricorda l'avvocato Lisi- con il rischio di sanzioni civili e penali".

Il caso di Tiziana acquisisce dunque la forma di una "violenza sessuale digitale" secondo l'avvocato Lisi, perché se era consenziente nel momento in cui il suo video hot è stato girato, di certo non lo era circa la sua diffusione in Rete. Per tutelare il proprio diritto alla privacy il rischio è quello di spendere molte migliaia di euro rivolgendosi prima all'autorità Garante per la Privacy, e poi all'autorità giudiziaria. 

IL SEXTING. Il problema è che quello che è capitato a Tiziana potrebbe ripetersi, e il rischio è molto più concreto di quanto si pensi. Oltre il 13% degli adolescenti racconta di aver condiviso su internet le proprie foto hot, anche se attraverso messaggi privati. La ricerca pubblicata durante l'ultimo evento di sensibilizzazione sulla cultura digitale evidenzia come la pratica, definita "sexting" è diffusa anche tra gli under 14: dei circa 5mila ragazzi intervistati dal portale Skuola.net e dell’Università di Firenze, ben 1 su 10 ha fatto girare sul web le sue immagini intime. 

Una leggerezza diffusa nel maneggiare la propria identità digitale, con immagini osè per fare colpo sul partner, per gioco, ma anche in cambio di ricariche telefoniche o altri piccoli regali. Motivi troppo superficiali che spesso portano a conseguenze tragiche poichè, più le proprie immagini digitali finiscono nelle memorie di telefonini e computer, più sono alte le probabilità di cadere vittima della vendetta messa in atto dopo la chiusura di una storia o dopo un tradimento. E le foto osè sono quanto di più pericoloso per cingere con un cappio digitale sotto la minaccia di minare immagine e reputazione della vittima designata.

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