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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Processo Br. Davanzo contro Ichino: "Ci sbarazzeremo del tuo sistema"

Nell'udienza di Milano contro le "Nuove Brigate Rosse" il senatore del Pd viene attaccato da amici e familiari degli accusati: "Vergogna, vai a lavorare". La replica del giuslavorista: "A causa loro giro sotto scorta"

"Vergogna, vai a lavorare". Con questo grido è stato accolto nell'aula del tribunale di Milano dove si sta svolgendo il processo alle cosiddette "Nuove Brigate Rosse" il giuslavorista Pietro Ichino, senatore del Partito democratico. 

Alfredo D'Avanzo, uno dei dodici imputati, ha voluto replicare alle dichiarazioni lette dal senatore, che nel processo è parte civile: "Questo signore" l'attacco di D'Avanzo "rappresenta il capitalismo. Lui è l'esecutore di questo sistema e noi eseguiremo il dovere di sbarazzarci di questo sistema". Per D'Avanzo "questa gente non ha diritto a fare sceneggiate. C'è una guerra in classe in corso e quelli blindati siamo noi".

Immediata la replica di Ichino: "Queste persone vogliono decidere chi sia il simbolo dello Stato ed emanare sentenze di morte e di ferimento nell'ambito di una guerra che hanno dichiarato. Sono terroristi e non c'è altro termine con cui possono essere definiti". Quanto alle urla contro di lui da parte di amici e parenti degli imputati al suo ingresso in aula, Ichino ha spiegato che "le minacce che mi rivolgono ancora è uno dei motivi per cui devo ancora oggi girare sotto scorta". 

Il processo - Oggi hanno concluso i loro interventi due legali. Ha parlato l'avvocato Massimiliano Meda, difensore d'ufficio di Alfredo Davanzo, presunto ideologo del gruppo che ha, come "gesto politico", rinunciato alla difesa di fiducia. E anche oggi prima che cominciasse a parlare il legale l'imputato ha esclamato: "Io non sono difeso da nessuno, lo ribadisco". Così anche Vincenzo Sisi, ritenuto il leader della cellula torinese, che ha gridato: "Noi non abbiamo difensori".

L'avvocato Meda ha spiegato davanti ai giudici che bisogna rispettare il "diritto alla difesa" previsto per tutti gli imputati, ma che va anche "rispettata la scelta di Davanzo e dunque io, nel rispetto del mio assistito, non posso articolare una difesa nel merito". E poi ha chiesto "la sua assoluzione da tutti i reati".  

Nella scorsa udienza del processo d'appello 'bis' (la Cassazione a febbraio ha annullato tutte le condanne), il sostituto pg ha chiesto la condanna a 14 anni e 1 mese di carcere per Davide Bortolato e Claudio Latino, ritenuti rispettivamente i leader dei nuclei padovano e milanese del Partito comunista politico-militare. Per Vincenzo Sisi sono stati chiesti 12 anni e 11 mesi, per Alfredo Davanzo 10 anni e 10 mesi, per Bruno Ghirardi 10 anni e 4 mesi, per Massimiliano Toschi 10 anni e 2 mesi, per Massimiliano Gaeta 7 anni e 6 mesi e 6 anni e 6 mesi per Salvatore Scivoli. Il magistrato poi ha chiesto condanne a 3 anni e 6 mesi a carico di Amarilli Caprio, che studiava all'Università Statale, di Alfredo Mazzamauro e Davide Rotondi. E richiesta di condanna a 3 anni e 8 mesi per Andrea Scantamburlo.

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