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Giovedì, 18 Aprile 2024
Società

"Italia, dove si ignorano i diritti umani"

Il rapporto Amnesty 2013 fotografa un paese nel quale si registra una "progressiva erosione dei diritti umani". Sempre più pericoli per le donne, con 112 omicidi in soli dodici mesi, e per rifugiati e migranti. "Colpa dei governi"

Erosione dei diritti umani, violenza omicida contro le donne e sempre più pericoli per migranti e rifugiati. E' questa l'Italia che esce dal rapporto 2013 di Amnesty. Una nazione, insomma, "terra di nessuno" dove manca il rispetto dei diritti fonamentali e caratterizzata da "ritardi e vuoti legislativi". 

In Italia "ci troviamo davanti a una situazione con molte ombre, tra cui spiccano la discriminazione nell'accesso a una serie di diritti fondamentali di molti italiani e stranieri, i rom segregrati nei campi, i lavoratori migranti, spesso sfruttati dai loro datori di lavoro e che spesso non hanno accesso alla giustizia, l'allarmante livello raggiunto dalla violenza omicida contro le donne, gli ostacoli che incontra chi chiede verità e giustizia per coloro che sono morti mentre si trovavano nelle mani di agenti dello Stato o che sono stati torturati o maltrattati in custodia, e la stigmatizzazione pubblica sempre più accesa di chi è diverso per colore della pelle o origine etnica". Questa la sintese di Antonio Marchesi, presidente dell'associazione in difesa dei diritti umani.

Il numero di Amnesty poi si è concentrato sui rom e ha denunciato "come abbiano continuato a essere discriminati anche sotto il governo Monti, che nel febbraio 2012 ha presentato la strategia nazionale per l'inclusione dei rom, rimasta inapplicata". Marchesi ha ricordato come lo stesso governo tecnico guidato da Monti abbia però "fatto ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato che dichiarava illegittima la cosiddetta emergenza nomadi del 2008, madre di tutti i piani locali che hanno consentito centinaia di sgomberi forzati e violazioni multiple nei confronti dei rom".

Ma non solo rom. L'Italia, infatti, si trova a vivere una vera emergenzia femminicidio con 112 omicidi in soli dodici mesi. Cosa che, naturalmente, non è passata inosservata ad Amnesty. Amnesty ha ricordato a tal propostito che, nel giugno 2012, "la relatrice speciale Onu sulla violenza contro le donne ha raccomandato la creazione di un'istituzione nazionale indipendente per i diritti umani, con una sezione dedicata ai diritti delle donne, l'approvazione di una legge sulla violenza contro le donne e la modifica del reato di immigrazione irregolare, per garantire accesso alla giustizia alle donne migranti in situazioni di irregolarità".

A livello globale, ha denunciato dal canto suo Carlotta Sami, direttore generale di Amnesty International Italia, "il mondo attuale è un mondo terribile per rifugiati e migranti. La mancata azione a livello globale a favore dei diritti umani sta rendendo la vita impossibile e terribilmente pericolosa a milioni di persone che fuggono da conflitti e persecuzioni, o che sono in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita per se stesse e le loro famiglie".

Nel rapporto si sottolinea come i loro diritti siano stati violati "da governi che hanno mostrato di essere interessati più alla protezione delle frontiere nazionali che a quella dei loro cittadini o di chi quelle frontiere le ha oltrepassate per chiedere un riparo o migliori opportunità. L'assenza di soluzioni efficaci per fermare i conflitti e la discriminazione su base etnica o di genere - ha continuato Sami - sta creando di fatto una sottoclasse globale, i cui diritti sono quotidianamente a rischio".

"Troppi governi stanno violando i diritti umani in nome del controllo dell'immigrazione, agendo ben al di là delle legittime misure di controllo alle frontiere", ha proseguito, denunciando quindi una situazione in "milioni di migranti sono trascinati in un ciclo di sfruttamento, lavori forzati e abusi sessuali". Una situazione che chiama in larga parte in causa "la retorica populista, secondo la quale migranti e rifugiati sono responsabili delle difficoltà in cui si imbattaono i governi nazionali".

In particolare, Sami ha ricordato come la stessa Unione europea ha applicato misure di controllo alle frontiere che mettono a rischio la vita dei migranti e dei richiedenti asilo e non garantiscono la sicurezza delle persone che fuggono da conflitti e persecuzioni. Nel rapporto, Amnesty ricorda che "l'Ue ha vinto il premio Nobel per la Pace", tuttavia "non è stata in grado di garantire un minimo di protezione e sicurezza per i rifugiati in tutti i suoi Stati membri e neppure pari diritti per i sei milioni di suoi cittadini rom".

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