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Martedì, 23 Aprile 2024
Crisi economica

In Italia un giovane su due è precario

Allarme occupazione dell'Ocse: nel nostro Paese i 'senza lavoro' crescono più della media europea. "Preoccupante aumento di under 24 che non studiano e non lavorano". E la disoccupazione si aggraverà nel 2014

ROMA - E' un'Italia intrappolata tra recessione e disoccupazione quella "fotografata" dall'Ocse. Nel nostro Paese oltre un giovane su due ha un lavoro precario: lo si legge nel rapporto sull’occupazione relativo al 2012.

In particolare, i giovani tra i 15 e i 24 anni che hanno un lavoro precario sono il 52,9%. Erano, nel 2011, il 49,9% e nel 2012 il 42,3%. Nel 2000, la percentuale era molto più bassa e cioè il 26,2%. Nel rapporto si evince anche che in Italia, nel 2012, la quota complessiva di chi ha un lavoro precario è del 13,8% e che la quota delle donne è del 48,4%. Se fra i giovani compresi tra i 15 e i 24 anni, la proporzione di lavoratori inoccupata è cresciuta di 4,3 punti percentuali nell’area OCSE tra l’ultimo trimestre del 2007 e l’ultimo trimestre del 2012, nello stesso periodo quest’aumento è stato anche più veloce in Italia (6,1 punti percentuali).

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I NEET - Lo sottolinea l’Ocse nel rapporto "Employment Outlook 2013" definendo preoccupante questa tendenza che "è essenzialmente attribuibile all’aumento dei giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti NEET: Not in Employment or in Education and Training)". In Italia la proporzione di giovani in questa categoria è cresciuta di 5,1 punti percentuali e ha raggiunto il 21,4% alla fine del 2012, la terza più grande percentuale nell’OCSE dopo Grecia e Turchia. L’organizzazione evidenzia come «il contrasto con l’esperienza di molti altri paesi OCSE è impressionante: infatti, negli altri paesi, molti giovani hanno risposto alle prospettive occupazionali scoraggianti ritardando l’ingresso nel mercato del lavoro e approfondendo gli studi» mentre per i giovani NEET italiani «c’è un rischio crescente di conseguenze di lungo termine sulle loro prospettive occupazionali e di guadagno». Inoltre, aggiunge l’Ocse, questi giovani `scoraggiati´ "perdono competitività rispetto alle loro controparti in altri paesi che hanno sostituito all’esperienza di lavoro una buona istruzione e che usciranno verosimilmente dalla crisi meglio equipaggiati per fronteggiare le sfide tecnologiche del futuro".  

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DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA - Secondo l’ultima fotografia dell’Ocse l’Italia rimane intrappolata nella recessione ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare restando a livelli superiori alla media europea. Lo scrive l’Ocse nel rapporto `Employment Outlook 2013´. L’organizzazione ricorda come in base alle ultime previsioni maggio scorso, "la recessione continuerà per tutto il 2013 e l’economia italiana è attesa in leggera ripresa solo nel 2014".

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Commentando le prospettive aperte dalla riforma Fornero del 2012, l’Ocse scrive che "ci si può aspettare che, avendo limitato i casi di licenziamento senza giustificato motivo in cui il reintegro nel posto di lavoro può essere ordinato dal giudice e reso le procedure di soluzione dei conflitti più veloci e previsibili, la riforma dia un impulso alla crescita della produttività e alla creazione di lavoro nel prossimo futuro". "Ciononostante - continua il rapporto - l’Italia rimane uno dei paesi OCSE con la legislazione più restrittiva sui licenziamenti, in particolare per quello che riguarda la compensazione in assenza di reintegro e la definizione restrittiva di licenziamento ingiustificato che domina nella giurisprudenza". 

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