Invisibili e fondamentali: ma la regolarizzazione dei migranti sarà (di nuovo) un accordo al ribasso
La possibile regolarizzazione dei lavoratori in nero fa discutere. Passi avanti, riunioni tecniche, ma nessuna decisione definitiva. Si procede da decenni a colpi di sanatorie, senza pianificazione alcuna. Nella migliore delle ipotesi anche stavolta sarà solo una pezza
La regolarizzazione dei braccianti e dei lavoratori domestici irregolari (o meglio, di una parte di essi) potrebbe presto diventare realtà: non è un segreto che l'agricoltura italiana si regga sul lavoro degli immigrati, molto spesso irregolari in una filiera produttiva in cui si infiltra la criminalità organizzata. E anche tra i lavoratori domestici molti non sono in regola. Ieri si è svolto un vertice, in videoconferenza, tra i ministri dell'Interno, Luciana Lamorgese, del Lavoro, Nunzia Catalfo, del Sud, Giuseppe Provenzano, dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, sul tema della regolarizzazione dei lavoratori in nero. Passi avanti, ma era solo una riunione tecnica, nessuna decisione definitiva in seno al'esecutivo. Per ora rimane un auspicio senza provvedimenti collegati.
Al centro dell'incontro, c'è stato il tema dei braccianti, spesso migranti irregolari, ma si è parlato anche di colf e badanti. Bellanova e Provenzano sarebbero d'accordo sulla necessità di inserire nella misura non solo i lavoratori agricoli ma anche colf e badanti. Tra Italia Viva e Pd c'è un asse relativamente saldo su questo specifico provvedimento. L'obiettivo è proprio quello di regolare l'emersione del lavoro nero per l'agricoltura e il settore domestico. Anche se circolano numeri che parlano di circa mezzo milione di migranti da regolarizzare, il numero dovrebbe dipendere dalle domande che verranno presentate dai datori di lavoro e su questo principio, ossia che le regolarizzazioni dipenderanno dalle richieste e non dalle domande dei lavoratori, ci potrebbe essere nelle prossime settimane un sostanziale via libera sia da Pd che da Iv, con l'ok di Lamorgese. Sul fronte Pd si parla di numeri più piccoli, non del mezzo milione ipotizzato da Bellanova ma di un terzo circa. Non è dato sapere che ne pensi il Movimento 5 stelle, sempre timidissimo sul tema. E' ragionevole pensare - viste le posizioni da sempre tutt'altro che progressiste di Grillo & company sull'immigrazione (furono i primi a rivendicare la crminalizzazione delle ong) - che in casa pentastellata molti non siano favorevoli a un'ampia regolarizzazione.
"Non so se sia vero che la discussione sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno, che pare molto avanzata nel dialogo tra i vari ministeri, rischi di arenarsi politicamente di fronte al veto del M5s. Io continuo a pensare che la regolarizzazione di lavoratori essenziali per l'economia e le famiglie italiane sia il minimo che si può richiedere sul fronte della riforma delle politiche dell'immigrazione" afferma la leader di Più Europa, Emma Bonino. "È una misura perfino tardiva e peraltro identica a quella assunta per ben due volte dai governi del centrodestra con la Lega. Tutt'altro che una misura 'rivoluzionaria'. Oggi, a ragioni di diritto, sicurezza e legalità economica si aggiungono anche ragioni di necessità e urgenza, perché senza lavoratori stranieri, interi settori, a partire dall'agricoltura - conclude Bonino - si fermeranno".
"A tutti, italiani e stranieri, deve essere garantito lavoro legale e retribuito. Anche perché se queste persone saranno costrette a rimanere nei ghetti, irregolari e invisibili, sarà un rischio enorme per la loro salute e per quella dei cittadini italiani" ha ribadito la ministra Bellanova. "La regolarizzazione dei migranti è una questione di civiltà". Si potrebbe giungere a una sintesi escludendo la possibilità di estendere il provvedimento ad altre categorie non agricole e non domestiche. Dovrà essere il parlamento a pronunciarsi ma ci sarebbero già ostacoli notevoli se il M5s si metterà di traverso.
La possibilità per i cittadini stranieri senza documenti di essere regolarizzati in seguito alla stipula di un contratto di lavoro non è una richiesta che salta fuori dall'oggi al domani, ma era uno dei punti chiave della campagna "Ero straniero" (promossa da Radicali Italiani, Oxfam Italia e tanti altri), che aveva portato a una proposta di legge popolare depositata alla Camera a fine 2017 e ora all’esame della I Commissione. Nell'Italia di oggi almeno mezzo milione di lavoratori sono "fantasmi" che sfuggono a ogni statistica e a qualsiasi controllo sanitario in piena emergenza Covid-19.
Da quel che resta in parlamento della sinistra arriva un ok deciso. "La ministra Bellanova dice una cosa saggia: la regolarizzazione dei migranti presenti in Italia è fondamentale, in particolare in questo momento." Lo scrive su Twitter il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. "Oltre ad avere importanza - prosegue l'esponente di Leu - per gli aspetti sanitari, significa regolarizzare migliaia di persone che lavorano nelle nostre famiglie e per l'agricoltura. Una questione di civiltà - conclude Fratoianni - adesso è il momento di dare dignità agli invisibili".
Bisogna regolarizzare "tutti gli immigrati" e "non solo quelli del settore agricolo. Lo dice Loredana De Petris, Leu, presidente del gruppo misto al Senato. "In questo momento e in questa fase è più che mai necessario regolarizzare i migranti irregolari. La regolarizzazione non può però essere limitata ai lavoratori agricoli, tanto più quando la chiusura delle scuole e i limiti con cui queste dovranno riaprire nei prossimi mesi costringono moltissime donne a farsi carico del 'doppio lavoro', aggiungendo l'intero peso del lavoro domestico alle loro attività produttive". Conclude la De Petris: "Oggi regolarizzare tutti i migranti non è solo un dovere morale ma anche un'esigenza vitale della nostra intera economia nel momento più difficile. E ciò è tanto più vero per le donne, che rischiano in questa crisi di essere riportare indietro di decenni".
Dicono no Lega e Fratelli d'Italia. "Una maxi sanatoria una regolarizazione mai vista in precedenza, addirittura 600mla immigrati da sanare per decreto: follia. Adesso litigano, nel governo, fanno il mercato degli schiavi: 250, 300, 400mila.... Follia, vedremo di impedirlo in ogni modo democraticamente permesso, dentro e fuori il Parlamento". Così il leader della Lega Matteo Salvini, a proposito della regolarizzazione per i lavoratori dell'agricoltura. Luca De Carlo, deputato di Fratelli d'Italia e responsabile nazionale del Dipartimento Agricoltura del partito, commenta: "E' inaccettabile la proposta del ministro Bellanova di una sanatoria per migranti occupati in agricoltura. Invece di lanciare queste idee, il Governo ripristini le condizionalità del Reddito di Cittadinanza almeno per i lavoratori stagionali: non è più tollerabile sprecare soldi pubblici per pagare gente che non lavora"
Resta sul tavolo anche il tema dei voucher, chiesti invece a gran voce da Coldiretti. Le pressioni in tal senso sono forti, ma i sindacati chiedono di non precarizzare ancora di più il lavoro nei campi. La polemica politica sulla regolarizzazione è feroce, tutta basata come sempre sulla ricerca di consenso. Pare evidente a chiunque che durante una pandemia la salute di tutti, anche degli italiani, passa pure dall'accesso dei cittadini stranieri al sistema sanitario nazionale, dalla loro messa in sicurezza sociale e dalla loro stabilità occupazionale e abitativa. Ma sul tema immigrazione la ragionevolezza nel dibattito politico rischia sempre di soccombere sotto i colpi della propaganda.
L'Italia è sempre intanto alla ricerca di soluzioni con i Paesi dell’Est Europa e riportare i lavoratori stagionali nei campi italiani. La Commissione europea ha già dato il via libera al cosiddetto "corridoio verde", cioè alla libera circolazione nella Ue dei lavoratori agricoli come quelli del settore sanitario. Senza una rapida soluzione al problema dei braccianti che non si trovano, secondo Coldiretti sui campi rischia di rimanere il 40% della frutta e della verdura non raccolta.
''La regolarizzazione degli immigrati è un necessario dovere sociale ma anche un vantaggio per gli italiani in termini di sicurezza sanitaria, ordine pubblico, trasparenza del mercato agricolo. La speranza è che provvedimenti analoghi vengano adottati anche per altri settori economici'' commenta Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Naso esprime ''convinto apprezzamento'' dell'ipotesi di un'ampia regolarizzazione - 600mila - degli immigrati lanciata dal ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova. ''Gli imprenditori agricoli lamentano da anni una carenza di manodopera, aggravata dall'emergenza Covid 19 - dichiara - . Ed oggi interi settori della nostra economia primaria rischiano il collasso, e non per il virus ma per l'inerzia politica di chi da anni ha negato una semplice verità: l'agricoltura italiana si regge sul lavoro degli immigrati che, in un paese civile, devono avere gli stessi diritti dei nazionali. Insieme a una polemica ideologica e strumentale contro il lavoro degli immigrati, questa inerzia ha creato sacche di irregolarità, ha prodotto fenomeni sconcertanti come i ''ghetti'' e ulteriormente inquinato una filiera produttiva in cui si infiltra la criminalità organizzata''.
Stiamo parlando - è bene sottolinearlo - di un permesso di lavoro stagionale e rinnovabile a fronte di un contratto regolare. Non una rivoluzione copernicana. Nulla di straordinario. Buonsenso. Secondo Cia-Agricoltori Italiani nel caso si voglia procedere bisogna farlo subito, in fretta. L’intervento porterebbe nelle casse dello Stato entrate per 1,2 miliardi di euro ma non c'è tempo da perdere, altrimenti la regolarizzazione "rischia di avere effetto fra troppi mesi, quando la stagione della raccolta sarà terminata".
"Un paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintracciabili, che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia. Non è agli stranieri che facciamo un favore regolarizzandoli, ma all’Italia perché ne va della salute pubblica" ha spiegato più volte l’ex ministro degli Interni Marco Minniti. Dargli torto è impossibile. Ma la riforma delle politiche dell'immigrazione è una missione complicata per qualsiasi governo in Italia. Figurarsi per una maggioranza tutt'altro che solida e unita come quella che regge il Conte bis in questa fase. Le doti di mediazione del premier saranno messe alla prova.
Solo e soltanto l’indisponibilità di manodopera nell’agricoltura, e non un ragionamento più approfondito, ha di colpo portato all’ordine del giorno il tema della regolarizzazione di irregolari. Non può essere né normale né degno di un paese civile che centinaia di migliaia di persone siano costrette a vivere senza documenti in regola pur lavorando in settori strategici. Si procede da decenni a colpi di sanatorie, dalla legge Foschi del 1986 alla Bossi-Fini del 2002. Senza pianificazione alcuna. Nella migliore delle ipotesi anche stavolta sarà una pezza, una soluzione temporanea. Di sicuro se accordo sarà, sarà su un numero di migranti limitato, non i 600mila di cui parla il ministro Bellanova. Sarà un'intesa al ribasso tra partiti politici che non hanno una visione comune sul fenomeno migratorio, che verrà trovata all'ultimo istante utile e solo perché l'agricoltura italiana non può più attendere. Un dibattito sul tema fondato sulla concretezza, lontano dalle contrapposte tifoserie, non è all'orizzonte.
Mercoledì mattina dal M5s parole che sono la dimostrazione pratica del fatto che nel governo ci sono davvero punti di vista molto diversi, forse inconciliabili. "Le ipotesi in campo, che prevedono la concessione di permessi di soggiorno temporanei a immigrati irregolari, non aiuta all'emersione di lavoro nero, tutt'altro. Perché se noi concediamo uno status di regolarizzazione a chi è in Italia illegalmente, consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero ed essere oggetto di sfruttamento". Così Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, ospite di 24 Mattino su Radio 24. Contestualmente il ministro Bellanova non esclude più (a Radio anche'io, su Radiouno) di farsi da parte se la regolarizzazione non andrà in porto.