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Giovedì, 28 Marzo 2024
CASO CUCCHI

"Stefano Cucchi fu pestato dagli agenti: condannarli tutti"

Il procuratore generale del processo d'appello "riscrive" la storia: "Stefano fu picchiato. Subì un'aggressione intenzionale dopo l'udienza". La richiesta: condannare anche infermieri e agenti

ROMA - Come prendere una storia lunga cinque anni - piena di "buchi", reticenze, offese - e capovolgerla in un istante. Le assoluzioni che diventano condanne, o almeno richieste. Le cadute che diventano pestaggi. Le botte che si "spostano" nel tempo. 

Nel processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, il giovane geometra romano morto a una settimana dall'arrestato per droga, il 22 ottobre 2009, il procuratore generale, Mario Remus, ha chiesto di ribaltare la sentenza di primo grado e di condannare tutti gli imputati. In primo grado, furano condannati soltanto cinque medici - a pene tra sedici e ventiquattro mesi -, mentre infermieri e agenti penitenziari erano stati assolti. Per l'accusa Cucchi, dopo essere stato pestato, era stato abbandonato da medici e infermieri che lo ebbero in cura nel reparto detenuti dell'ospedale Pertini fino a morire di stenti. Un sesto medico, Rosita Caponetti, era stato condannato ad otto mesi per falso ideologico e solo per lei ilPpg ha chiesto la conferma della condanna.

Per tutti gli altri, invece, le tanto sbandierate assoluzioni potrebbero essere presto nuovamente da giustificare. Il procuratore generale ha chiesto infatti la condanna a due anni di reclusione per lesioni personali aggravate per gli agenti della polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici; a tre anni per omicidio colposo per il primario dell'ospedale Pertini di Roma, Aldo Fierro, a due anni di reclusione ciascuno per i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Reite e Silvia Di Carlo, anche loro per omicidio colposo; e a un anno di reclusione per gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.

Cucchi - ha accusato il procuratore - fu "pestato", anche se la morte resta - secondo il pg - da imputare sempre e comunque allo stato di abbandono al quale il geometra fu costretto al Pertini. L'aggressione, però, - ha ricostruito Remus - avvenne dopo l'udienza di convalida del suo arresto per droga e non - come sostenuto dalla stessa accusa in primo grado - nelle celle del Palazzo di Giustizia poco prima dell'udienza di convalida.

"C’è la prova che Stefano non avesse segni di aggressione violenta prima di arrivare in udienza - ha detto il Pg - L’aggressione è avvenuta dopo l’udienza di convalida dell’arresto e prima della sua traduzione in carcere". E a conferma di ciò, ha fatto notare il procuratore - "in udienza ha battibeccato, si è alzato più volte, ha scalciato un banco. Certo non avrebbe potuto farlo se fosse stato fratturato". 

Così come non avrebbe potuto avere quei segni sul corpo se qualcuno non l'avesse picchiato. "La localizzazione delle lesioni sul corpo di Stefano non porta a credere che siano state causate da una caduta accidentale - questa era stata la ricostruzione in primo grado - bensì da una aggressione vera e propria. Stefano era di una magrezza eccezionale; il suo esile corpo ha scattato la fotografia di un’aggressione volontaria e intenzionale. Stefano - ha concluso il Pg - è stato aggredito dagli agenti della Polizia penitenziaria che lo avevano in custodia". 

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