Richieste d'asilo, il boom di ricorsi intasa il (già lento) sistema giudiziario
All'inaugurazione dell'Anno giudiziario il primo presidente della Cassazione sottolinea come siano "aumentati in maniera inattesa" i ricorsi civili sulle richieste d'asilo, diventando "un carico insostenibile". Salvini: "Arricchiscono solo avvocati"
L'Italia ha fatto passi avanti nella lotta ai trafficanti di esseri umani, ma dovrebbe fare di più. Lo rileva un rapporto redatto dal Consiglio d'Europa e che punta il dito contro alcune mancanze dell'Italia relative alla (mancata) cura dei minori non accompagnati oppure separati dai genitori e nel mancato impegno a identificare le vittime dei trafficanti di esseri umani, con particolare riguardo ad episodi di caporalato.
Per il consiglio d'Europa il nostro Paese "dovrebbe continuare a stringere alleanze strategiche con le Ong e i sindacati, coinvolgendoli nella pianificazione, nel monitoraggio e nella valutazione delle azioni contro i trafficanti".
Un percorso diverso da quello inceve impostato fino ad oggi dal Governo e che arriva proprio nel giorno in cui il primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, all'inaugurazione dell'Anno giudiziario presso piazza Cavour sottolinea come siano "aumentati in maniera inattesa" i ricorsi civili in Cassazione (+21,7%) sulle richieste d'asilo, soprattutto a causa "dell'incremento delle richieste di protezione internazionale.
Il ministro dell'interno Matteo Salvini ha sottolineato come il decreto sicurezza ponga un limite a questi ricorsi "spesso palesemente infondati e che servono ad arricchire pochi avvocati specializzati in questo settore e a intasare i tribunali". Ed è proprio il giudice Mammone a denunciare il rischio che un "carico insostenibile di procedimenti" possa snaturare le funzioni di legittimità della Corte di Cassazione.
Gistizia anno 2019: come cambia l'Italia
Meno processi civili pendenti, (erano tre milioni e seicentomila al 30 giugno 2018), diminuiscono anche i processi penali mentre la durata media dei procedimenti è cresciuta da 369 a 396 giorni. In appello invece i procedimenti d'appello continuano ad avere tempi anche superiori a 861 giorni.
E qui si va a toccare il tema dolente della prescrizione: il 25% dei processi finisce in prescrizione nelle Corti di appello. Con riguardo al giudizio di appello, Mammone ha segnalato che "buona parte dei quasi due anni e mezzo che esso attualmente richiede sono imputabili a “tempi di attraversamento” che nulla hanno a che vedere con la celebrazione del giudizio. Ovvero l’attesa degli atti di impugnazione, la predisposizione dei fascicoli e ad altre incombenze di carattere procedurale.
"Lo snellimento delle procedure, l’attribuzione di maggiori risorse umane e tecnologiche e un migliore utilizzo di esse potrebbe ridurre drasticamente la durata media del secondo grado" spiega Giovanni Mammone.