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Martedì, 16 Aprile 2024
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Rai, super manager e cda più snello: cosa cambia con la riforma

Il governo ha approvato il ddl di riforma della televisione pubblica. Si va in direzione di una Spa con un cda a sette componenti e guidata da un ad con più poteri

La nuova Rai delineata dal governo, che oggi a Palazzo Chigi ha approvato il ddl di riforma, sarà gestita da un amministratore delegato e avrà un cda più snello.

In pratica, si va nella direzione di una Spa, regolata dal codice civile, con un cda a sette componenti (rispetto agli attuali nove): quattro nominati dal Parlamento (due dalla Camera e due dal Senato con voto limitato), due dall'azionista (il ministero dell'Economia) che designerà anche l'amministratore delegato con ampi poteri, nominato poi a maggioranza dal consiglio di amministrazione. Il settimo componente rappresenterà i dipendenti dell'azienda.

La Commissione parlamentare di vigilanza resta soltanto con compiti di controllo.

Attualmente la legge Gasparri prevede 9 consiglieri, di cui 7 nominati dalla commissione parlamentare di Vigilanza e 2, compreso il presidente, dal Tesoro. La gestione è, invece, nelle mani di un direttore generale.

Con la riforma viene affidata a Camera e Senato la nomina dei 4 consiglieri di propria competenza. Spetterà poi al consiglio di amministrazione individuare, al suo interno, il presidente. Il mandato degli attuali vertici di Viale Mazzini terminerà ad aprile, ma i consiglieri potranno restare in carica fino a luglio, mese entro il quale il premier auspica di portare a casa la riforma, annunciando ampio confronto in Parlamento.

Restano tuttavia forti le critiche dell'opposizione ma anche dall'interno dello stesso Pd. Dissenso è arrivato anche da Fnsi e Usigrai che non vedono nel ddl "nessuna discontinuità" rispetto alla legge Gasparri. Come ha sintetizzato il premier Matteo Renzi, la nuova Rai "avrà un cda ridotto e semplificato, i partiti resteranno fuori dalla gestione e sarà individuato un 'capo azienda', un responsabile scelto e definito con un mandato da portare a casa, che se non riescirà a farlo ne pagherà le conseguenze".

L'amministratore delegato, che non è dipendente Rai e rimane in carica per 3 anni, viene nominato dal consiglio di amministrazione, sentito l'azionista. Avrà la facoltà di decidere una spesa che sale dai 2,5 milioni di oggi ai 10 milioni di euro e e spetteranno a lui le nomine dei dirigenti apicali. I poteri dell'amministratore delegato rispetto al cda sono quelli classici: cda approva gli atti fondamentali, l'attuazione è affidata all'ad.

Nel ddl approvato dal governo è contenuta anche una delega per la riforma del canone, la principale fonte di finanziamento della Rai che è oggetto, ha detto Renzi, di "evasione allucinante.

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