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Venerdì, 19 Aprile 2024
VATICANO

Rinviato a giudizio il maggiordomo del Papa. In casa aveva assegno di Ratzinger del valore di 100mila euro

Tra il materiale sequestrato a Paolo Gabriele i gendarmi vaticani hanno rinvenuto anche "un assegno intestato a Sua Santità Benedetto XVI relativo a una somma di 100mila euro"

E' stato oggi rinviato a giudizio dalla magistratura vaticana Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa accusato di furto aggravato delle carte riservate del pontefice.

Tra il materiale sequestrato a Paolo Gabriele, si legge nella sentenza di rinvio a giudizio, i gendarmi vaticani hanno rinvenuto anche "un assegno del 26 marzo 2012 intestato a Sua Santità Benedetto XVI relativo a una somma di 100mila euro, di una pepita presunta d'oro e di una edizione della traduzione dell'Eneide di Annibal Caro del 1581".

Negli interrogatori a cui è stato sottoposto durante la detenzione, Gabriele ha raccontato di avere incontrato il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del best-seller di "Sua Santità", nell'appartamento di quest'ultimo. Il "corvo" ha precisato di non aver "ricevuto versamenti in denaro o altri benefici" e di non aver agito spinto "da diverse ragioni quali i miei interessi personali, inoltre ritenevo che anche il Sommo Pontefice non fosse correttamente informato su alcuni fatti. In questo contesto (fui) spinto anche dalla mia fede profonda e dal desiderio che nella Chiesa si dovesse far luce su ogni fatto". Paolo Gabriele riferisce anche di essere stato intervistato anonimamente da Nuzzi per la trasmissione "Gli Intoccabili" (La7).

Nel corso di un incontro con i magistrati Paolo Gabriele esprime il suo "punto di vista" riguardo a ciò che lo ha spinto al furto delle carte del pontefice: "Preciso che vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli... della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori". "Ero sicuro - prosegue Gabriele - che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c'è sempre stato quello per l'intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato".

Nella stessa sentenza si legge che viene rinviata a giudizio, per concorso in furto aggravato, favoreggiamento e violazione del segreto, anche una seconda persona, Claudio Sciarpelletti, dipendente della segreteria di Stato, informatico, arrestato, senza che sinora se ne sapesse nulla, lo scorso 25 maggio. Il suo ruolo, come ha puntualizzato il portavoce vaticano Federico Lombardi, è "marginale".
Sui nomi dei testi e di altri possibili complici di Gabriele, la Santa Sede ha scelto di ricorrere a lettere che nascondono l'identità delle persone.

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