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Venerdì, 29 Marzo 2024
Terrorismo

Isis, sei foreign fighters italiani nel mirino dell'antiterrorismo

Lo rivela un rapporto del Viminale sul fenomeno di radicalizzazione e dell'estremismo jihadista. Sono 17 i miliziani tornati in Italia dopo aver combattuto in Siria e in Iraq. Sei di loro sono ancora sul territorio nazionale

Sono 110 i jihadisti partiti dall'Italia per combattere in Siria e Iraq, secondo quanto rivela un rapporto della commissione di studio sul fenomeno di radicalizzazione e dell'estremismo jihadista pubblicato dal Messaggero. Tra loro sono diciassette i foreign fighters rientrati in Italia, di cui sei ancora sul territorio nazionale. Numeri, per fortuna, molto più bassi rispetto ad altri Paesi europei se pensiamo che in Francia si contano almeno 1.500 foreign fighter partiti per l'Iraq e la Siria, in Germania mille e 500 i Belgio.  

Tra gli oltre cento jihadisti andati a combattere la guerra santa ci sarebbero anche dieci donne: otto di loro hanno la cittadinanza italiana. E tra i miliziani si contano anche 5 minorenni. L'attenzione resta comunque altissima, sopratutto per quanto riguarda il fenomeno di possibili nuove  "conversioni" alla jihad. Conversioni che, come sottolineato ieri dallo stesso Gentiloni, avvengono sopratutto in carcere e sul web: sono 153 i detenuti ritenuti pericolosi, mentre per quanto riguarda la Rete l'antiterrorismo spiega che i principali propagandisti online sono italiani convertiti all'Islam di età compresa tra i 18 e i 24 anni. 

"Da gennaio ad agosto 2016 - si legge nel rapporto - sono stati segnalati dai carabinieri del Ros oltre 2.000 potenziali terroristi. Nel 2015 erano 1.400". I detenuti attualmente sotto osservazione per possibili legami con il terrorismo sono in tutto 345; tra questi 153 sono classificati come ad alto rischio radicalizzazione. 

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