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Venerdì, 29 Marzo 2024
Migranti

Rivolta nel centro di accoglienza di Cona, il Prefetto: "Via 100 ospiti già mercoledì"

E' stata una giornata ad alta tensione nell'ex base militare di Conetta, nel Veneziano, dove ieri notte sono scoppiati disordini in seguito alla morte di una ragazza ivoriana. L'autopsia ha confermato che il decesso è avvenuto per cause naturali. Ma la rabbia dei profughi non si placa: "Il campo è una cosa bruttissima, stiamo male". Immagini e cronaca di VeneziaToday

VENEZIA - "Come inside, vieni dentro. It's cold, it's cold everywhere". L'ex base militare di Conetta diventa un caso nazionale. Un bubbone la cui esplosione per certi versi era annunciata: 1.400 persone ospitate nell'ex compendio, nel "campo", come lo chiamano loro. Le condizioni di vita non sono certo semplici, specie ora che il freddo ti entra dentro. C'è chi gira in ciabatte, chi chiede a gran voce di venire a vedere com'è la vita lì. Nella base. Martedì le tensioni durano per quasi tutto il giorno, verso sera la prefettura comunica che si procederà da subito alla riduzione del numero di ospiti su disposizione del ministro dell'Interno: "Saranno trasferiti già dalla mattinata di domani (4 gennaio, ndr.), 100 migranti presso le strutture della Regione Emilia Romagna". 

Cona, il giorno dopo la tragedia e le proteste (foto VeneziaToday)

A Cona la morte di Sandrine Bakayoko, 25enne ivoriana, è stata la miccia che ha fatto saltare gli equilibri. La giovane donna è collassata mentre si trovava nei bagni della struttura. I richiedenti asilo raccontano che era da qualche settimana che non stava bene. Poi la tragedia. Si sparge in un paio d'ore la notizia. Secondo alcuni ospitati i soccorsi sarebbero stati chiamati in ritardo, eventualità seccamente smentita sia dalla Regione, sia dall'azienda sanitaria di Piove di Sacco, dove la vittima è stata trasportata in condizioni critiche verso le 13 di lunedì. Secondo l'autopsia il decesso sarebbe da addebitare a una trombosi bilaterale. Nessun virus, nessun atto violento. Una morte impossibile da evitare, anche con i soccorsi dei sanitari.

Lunedì è stata rivolta: accesso alla base bloccato, fuochi accesi per scaldarsi e la trentina di dipendenti della cooperativa di turno che si sono rifugiati in un prefabbricato per motivi di sicurezza. La situazione si è sbloccata solo verso l'1.30 di martedì. Dopodiché, dopo qualche ora, decine di giornalisti sono "calati" su Conetta, rendendo l'ex base militare un simbolo di eco nazionale. Tanto che il ministro dell'Interno, Marco Minniti, riferirà in commissione sull'accaduto e sul modello di ospitalità predisposto nel Veneziano. (In basso il video della rivolta diffuso dalla polizia).

I 1.400 richiedenti asilo (di cui appena 25 sono donne) hanno chiesto un incontro con il prefetto Carlo Boffi già di prima mattina, dopodiché si è lavorato a lungo per raggiungere l'obiettivo: "Bisogna usare la politica del buonsenso - ha dichiarato il questore Angelo Sanna, sul posto al pari del maggiore Andrea Mattei, comandante della compagnia dei carabinieri di Chioggia - ma l'incontro ci sarà solo se ci saranno comportamenti rispettosi della legalità". Il dirigente della Digos e del commissariato di Chioggia hanno lavorato per mettere in piedi una specie di delegazione degli ospitati, ma sono troppe le voci e le nazionalità. L'operazione non sarebbe andata a buon fine. C'è soprattutto da stabilire quali siano esattamente le richieste dei manifestanti, che a quanto pare collegano la morte della giovane alle condizioni della base. Ma nei vari sopralluoghi effettuati nei mesi scorsi non sono stati riscontrati particolari elementi di disagio o invivibilità. (Nel video in basso l'intervista al sindaco di Coma).
 

Intanto l'onda emotiva della morte della ragazza ha indotto la componente ivoriana, minoritaria ma più agguerrita, a inscenare un'ennesima protesta nell'ex base militare: al momento dell'arrivo dei furgoni con il pranzo il cancello verso le 13 è stato bloccato di nuovo. Sono intervenuti gli agenti in tenuta antisommossa, sia della squadra volante della questura, sia del battaglione San Marco dei carabinieri. Lo stallo è durato per circa un'ora, dopodiché il camioncino ha potuto superare la soglia dell'ex compendio militare. Ma in pochi avrebbero consumato il pasto.

I migranti puntano il dito contro le condizioni di vita in cui si trovano: "E' freddo, ci curano per tutto con il paracetamolo, stiamo male. Io amo l'Italia, vorrei stare qui. Ma non nel campo. Ero venuto qui perché mi hanno parlato di un popolo ospitale. Ma il campo è una cosa bruttissima". Le ore passano: qualche tafferuglio, qualche momento di tensione. Gli ospitati escono, parlottano. Denunciano. "E' il modello che è sbagliato - attacca il sindaco di Cona, Alberto Panfilio - questa gente non viene messa in condizione di avere gli strumenti per integrarsi una volta fuori di qui. La politica ha sbagliato". Lo certificano decine di richiedenti asilo che ti accerchiano per chiedere un'unica cosa. All'unisono: "Vieni dentro, filma. Documenta. Così noi non possiamo vivere". A metà pomeriggio arriva il viceprefetto Vito Cusumano. Ma per il momento non c'è alcun incontro.

Cronaca e filmati sono stati curati interamente dalla redazione di VeneziaToday

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