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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Raggi cade sulle buche: a Roma una voragine ogni 36 ore

L'Ispra ha presentato un dossier sul rischio idrogeologico della Capitale. Ecco le zone più a rischio: “Per una bonifica ci vogliono almeno 8 milioni di euro”

A Roma, se continua così, ci saranno più buche che strade. Il numero di voragini stradali presenti nella Capitale è raddoppiato, passando dai 21 eventi registrati fino a marzo 2017, ai 43 sprofondamenti dello stesso periodo di quest'anno. Roma sprofonda e lo ha fatto nel 2017 al ritmo di una voragine ogni 3/4 giorni: se il trend dei primi tre mesi sarà confermato per tutto il 2018, quest’anno si aprirà una voragine ogni 36 ore. E’ la fotografia della situazione che fa l’Ispra in occasione della presentazione del “Primo Rapporto su rischio alluvioni, frane e cavità sotterranee di Roma”, nato dalla collaborazione tra Autorità di Distretto Idrografico dell’Italia centrale, Italia Sicura ed Ispra.

Fenomeno in crescita esponenziale

 Negli ultimi 8 anni, spiega il dossier, il numero medio degli eventi nella Capitale è cresciuto in maniera esponenziale: da 128 voragini (16 eventi ogni anno) a più di 720 (oltre 90 all’anno). E per rimettere in sesto solo le 8 aree più a rischio della capitale sarebbero necessari 8 milioni di euro. Diverse le aree considerate a rischio, ma quelle più interessate dalla formazione di grandi voragini si concentrano nella porzione orientale della città: in particolare il Municipio V, il Municipio VII, il Municipio II (quartieri Tuscolano, Prenestino , Tiburtino), insieme al centro storico e le aree dell’Aventino del Palatino e dell’Esquilino rappresentano le zone più colpite. Nella porzione occidentale di Roma invece il Municipio che conta più voragini è il XI, seguito dal Municipio XII (quartieri Portuense e Gianicolense). 

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Colpa delle cavità sotterranee

Per gli esperti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la causa principale della formazione delle voragini capitoline è la presenza di numerose cavità sotterranee, che si concentrano per lo più nella porzione orientale della città, di origine antropica scavate dall’uomo a vario titolo, principalmente per l’estrazione dei materiali da costruzione. Questi vuoti costituiscono in molti casi una intricata rete di gallerie. Finora l’Ispra ha censito e mappato 32 kmq di gallerie sotterranee che giacciono sotto il tessuto urbano, ma molte aree sono ancora sconosciute: manca all’appello, ad esempio, la grande Catacomba scomparsa di San Felice, sulla Via Portuense, che costituiva uno dei principali cimiteri della Roma cristiana del IV-V sec. 

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I costi 

L'Ispra infine stima i costi: agli 8 milioni necessari per la progettazione e la bonifica degli otto siti più a rischio vanno aggiunti 3 milioni di euro – 1 milione l’anno per almeno 3 anni -per completare il censimento e la mappatura delle zone con presenza di cavità sotterrane. Per la capitale, dunque, il costo totale ammonta a 11 milioni di euro.

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