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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Napoli

Ucciso per errore dalla camorra, negati alla famiglia i benefici per le vittime di criminalità organizzata

La famiglia di Salvatore Barbaro si è vista negarsi i befefici previsti dalla legge per le vittime della criminalità organizzata perché il giovane aveva dei parenti di secondo grado vicini alla criminalità

Il 13 novembre 2009, a Ercolano dei sicari esplodono undici colpi d'arma da fuoco contro un'auto, convinti che dentro ci fosse un boss rivale del clan Ascione-Papale. Dentro invece c'era Salvatore Barbaro, 29 anni. La sua unica colpa era quella di possedere un'auto simile a quella del camorrista: i sicari si erano sbagliati. 

"Funerali blindati e tutti che parlavano di camorra, ma mio figlio era un bravo ragazzo e con quegli ambienti non c’entrava niente", racconta Giovanne, la madre di Salvatore, in un'intervista ad Amalia De Simone per il Corriere della Sera.

Le indagini dei carabinieri di Ercolano e Torre del Greco hanno appurato che Barbaro non era l'obiettivo dei sicari, come confermato anche dagli ex affiliati al clan vesuviano nelle loro deposizioni sul caso. Nonostante l'errore, i killer erano stati regolarmente pagati: 800 euro per l'omicidio compiuto, anziché i 3mila pattuiti, visto che avevano sbagliato obiettivo. 

"Mio fratello non vale 800 né 3000 euro - dice con rabbia Agnese, sorella di Salvatore –. Non c’è prezzo per la sua vita spezzata. Eppure abbiamo dovuto subire anche un altro colpo: il rifiuto da parte del ministero del riconoscimento dei benefici per le vittime di mafia. Dicono che abbiamo parenti vicini alla camorra. Questi parenti esistono ma noi non li abbiamo mai frequentati, facciamo la nostra vita con sacrificio. E poi che c’entrano con mio fratello e con la sua morte da innocente? Se loro hanno scelto di avere a che fare con quella “merda”, perché solo così posso chiamare chi vive di camorra, noi non possiamo farci niente. Ma certamente ne siamo stati sempre lontani". 

Il dipartimento per le libertà civili ha infatti comunicato ai familiari di Salvatore l'impossibilità di riconoscere loro i benifici previsti dalla legge per le vittime della criminalità organizzata perché, si legge nel provvedimento come scrive il Corriere, "non è raggiunta la prova della completa estraneità da parte del contesto familiare della vittima ad ambienti e rapporti delinquenziali  (…) in quanto, diversi parenti sono gravati da pendenze e precedenti penali". Una decisione che si fonda sull’applicazione di una legge che però sembra molto lontana dalla realtà e dalla storia di questa famiglia.

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