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Giovedì, 28 Marzo 2024
Caso Rai

"Renzi, tu non mi licenzieRai": guerra fra sindacati e premier

E' scontro aperto per la tv pubblica. Renzi rilancia i tagli da centocinquanta milioni. I sindacati confermano lo sciopero dell'undici giugno. E il garante li bacchetta: "Stop illegittimo"

ROMA - Questo taglio non s'ha da fare. I sindacati - uniti dopo tante divisioni e diatribe interne - non indietreggiano di un passo e sfidano apertamente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Lo sciopero Rai previsto per l'undici giugno prossimo si farà. Con buona pace del premier, della Commissione di Garanzia che ha bollato come "illegittima" la serrata e anche del direttore generale, Luigi Gubitosi, che ha scelto di stare dalla "parte dei tagli"

La lotta, insomma, continua. E lo ha detto chiaro e tondo la leader Cgil, Susanna Camusso: "Siamo intenzionati a insistere - ha esordito in conferenza stampa al Teatro delle Vittorie a Roma - le vertenze si fanno così. E' grave - ha attaccato riferendosi a Renzi - sostenere che lo sciopero è umiliante. Qualunque controparte dovrebbe sapere che lo sciopero è una cosa normale. Se cambiano le cose - ha chiarito Camusso - siamo pronti a discutere". 

E a ben vedere qualcosa è già cambiato. Proprio mentre la sindacalista metteva nel mirino il governo, le commissioni Finanze e Bilancio del Senato approvavano la misura che esclude la Rai dai tagli previsti a carico delle società partecipate dallo Stato. Per un taglio che salta, però, uno che resta. Se infatti l'articolo 20 del provvedimento è stato modificato, l'articolo 21 - il vero motivo del contendere - è ancora "vergine". Restano, quindi, in progetto i tagli corposi e discussi di centocinquanta milioni dalla tv pubblica. 

Punto di partenza dei tagli che il premier ha in mente dovrebbe essere una bella sforbiciata alle sedi regionali - anche se con la modifica dell'articolo venti le redazioni locali potrebbero essere salve - e la vendita di Rai Way, l'azienda proprietaria della rete di diffusione del segnale Rai. "Sarebbe una perdita di sicurezza e di capacità competitiva dell'azienda - ha fatto notare Camusso - Non è un'operazione a vantaggio". Quindi, ancora l'allarme: "Il Dl, così com'è, mette a rischio la Rai nella dimensione di servizio pubblico e come grande impresa del paese"

Camusso chiama, Angeletti risponde. "Il premier, che è bravissimo a fare le caricature, si comporta come un pessimo amministratore delegato dell'azienda pubblica Rai - ha attaccato il numero uno della Cisl - Ha fatto bene a ribadire che è dei cittadini. Lui dovrebbe, per questo, amministrarla ma è il peggior amministratore". E ancora, sempre più duro: "Avrebbe dovuto affrontare i problemi Rai come un vero capo di governo. C'è una questione di governance e quindi, per esempio, dirci come i partiti, compreso quello di cui lui è il segretario, non debbano metterci bocca sulle questioni Rai. E poi fare un vero piano di rilancio e sviluppo. Cioè - ha concluso Angeletti - l'esatto contrario di quello che ha invece fatto". 

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