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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Palermo

“Indennità non dovute”: sequestrati 150mila euro all'ex pm Ingroia

Due gli episodi contestati dalla Finanza durante la gestione a Sicilia e-Servizi: l'autoliquidazione di 117 mila euro a titolo di indennità e un rimborso spese da 34 mila euro. Il revisore dei conti avrebbe avallato la decisione. Entrambi indagati per peculato. La replica: "Ho sempre rispettato la legge"

La Guardia di Finanza, su delega della Procura di Palermo, ha disposto il sequestro di oltre 150mila euro all'ex pm, ora avvocato, Antonio Ingroia e a Antonio Chisari, entrambi già indagati per una duplice ipotesi di peculato per la gestione della società partecipata regionale “Sicilia e Servizi” (oggi “Sicilia Digitale”) di cui Ingroia e Chisari erano, all’epoca dei fatti, rispettivamente, amministratore unico e revisore contabile. 

Le contestazioni mosse agli indagati partono dalla natura riconosciuta alla “Sicilia e Servizi” di società in house della Regione e dalla conseguente qualifica di incaricato di pubblico servizio rivestita da entrambi. Ingroia, in particolare, prima liquidatore della società (dal 23 settembre 2013), è stato successivamente nominato amministratore unico dall’assemblea dei soci (carica che ha ricoperto dall’8 aprile 2014 al 4 febbraio 2018). 

“Indennità non dovute”

Le indagini hanno consentito di accertare che il 3 luglio 2014 Ingroia si è auto-liquidato circa 117.000 euro a titolo di indennità di risultato per la precedente attività di liquidatore, in aggiunta al compenso onnicomprensivo che gli era stato riconosciuto dall’assemblea, per un importo di 50.000 euro. Secondo i pm si è trattata di una “indebita auto-liquidazione del compenso” che ha, di fatto, determinato un abbattimento dell’utile di esercizio del 2013 da 150.000 euro a 33.000 euro. Ingroia si sarebbe, inoltre, indebitamente appropriato di altri 34.000 euro, a titolo di rimborso spese sostenute per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore, nonostante la normativa nazionale e regionale, chiarita da una circolare dell’Assessorato regionale dell’Economia, consentisse agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede l’esclusivo rimborso delle spese di viaggio. A tal fine l’ex magistrato aveva adottato un regolamento interno alla società che consentiva tale ulteriore indebito rimborso.

La replica di Ingroia

“Ho appreso dalla stampa del provvedimento emesso nei miei confronti, prima ancora che mi venisse notificato - commenta lo stesso Ingroia in una nota -. Comunque ho la coscienza a posto perché so di avere sempre rispettato la legge, come ho già chiarito e come dimostrerò nelle sedi competenti. La verità è che ho denunciato sprechi per centinaia di milioni di euro, soldi che solo io ho fatto risparmiare, e invece sono accusato per una vicenda relativa alla mia legittima retribuzione. Ma, ripeto, dimostrerò come stanno le cose. Intanto continuo il mio lavoro di avvocato sempre con lo stesso impegno e nella stessa direzione: oggi sono in udienza a Reggio Calabria, nel processo ‘Ndrangheta stragista, come avvocato di parte civile delle famiglie dei carabinieri Fava e Garofalo uccisi nel 1994 dalla mafia e dalla ‘ndrangheta, vicenda collegata con la trattativa Stato-mafia”. 

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