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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Chiude il Cara di Castelnuovo di Porto, i migranti costretti a lasciare il centro

I rifugiati saranno ospitati in altre regioni, ma chi è titolare di protezione umanitaria verrà abbandonato al proprio destino. Protesta il Pd: "E' inaccettabile, vengono i brividi". A rischio anche un centinaio di posti di lavoro

Il Cara di Castelnuovo di Porto chiude. Questa mattina sono iniziate le operazioni di sgombero del secondo centro di accoglienza per rifugiati più grande d’Italia. È stato lo stesso comune di Castelnuovo, solo ieri, a comunicare che oggi sarebbe iniziato il trasferimento dei "300 rifugiati in tante regioni italiane, a cui si aggiungeranno le uscite obbligatorie dei titolari di protezione umanitaria, ormai senza più diritto all'integrazione prevista dalla seconda accoglienza".

Castelnuovo di Porto, chiude il secondo Cara più grande d'Italia: spostati 305 migranti, incognita per altri 145

Ma se chi ha diritto all'asilo sarà ospitato in altri centri di accoglienza, per i titolari di protezione umanitaria - come previsto dal decreto sicurezza - non saranno trovate soluzioni alternative. Il rischio dunque è che possano finire per strada. 

Il comune di Castelnuovo: "Persi 107 posti di lavoro"

"In un colpo solo - si legge nella nota del comune - saranno spazzati via non solo anni di impegno e buon lavoro per un'accoglienza fatta di progetti educativi, inserimento scolastico, corsi ricreativi, iscrizioni alle associazioni sportive del territorio, collaborazioni volontarie e lavori socialmente utili, portata avanti dal Comune insieme alla prefettura di Roma, ma andranno persi anche 107 posti di lavoro dei dipendenti del gestore del Centro". 

Chiude il Cara di Castelnuovo: "Molti bambini non sanno cosa li aspetta"

Secondo il comune di Castelnuovo molti bambini "da domani saranno costretti a lasciare aula, maestre e compagni senza sapere dove andranno e cosa li aspetta".

Castelnuovo di Porto, il blitz iniziato in mattinata

Repubblica scrive che il blitz dell’esercito è iniziato questa mattina, in sordina. A decine,  “con le proprie cose in un sacco, erano alla fermata dell'autobus in cerca di un passaggio verso Roma mentre gli altri sono stati divisi in gruppi tra uomini, donne e bambini per essere trasferiti”. 

Chiude il Cara di Castelnuovo, il Pd: "Inaccettabile, vengono i brividi"

''Non possiamo restare sordi e immobili dinanzi a quanto sta accadendo in queste ore al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto dove, in applicazione del decreto sicurezza del ministro Salvini, è stato avviato lo sgombero di centinaia di uomini, donne e bambini". Lo dichiara Eleonora Mattia (Pd), presidente della IX Commissione consiliare pari opportunità e lavoro, a commento di quanto sta accadendo al Cara di Castelnuovo di Porto dove, "come conseguenza del decreto sicurezza, oltre la metà dei richiedenti asilo, circa 320 persone, entro sabato verranno trasferiti in altre regioni".

"Ho i brividi se penso che, nella giornata di oggi, nel cuore dell'Europa pensata da Altiero Spinelli e a cinque giorni dalla Giornata delle Memoria si ripetano scene che pensavamo di non vedere mai più: uomini, donne e bambini costretti a lasciare la scuola e il lavoro per essere caricati su mezzi di trasporto senza che nessuno conosca destinazione e destino. E' inaccettabile!'', continua Mattia. 

"Chi non ha diritto all'accoglienza finirà per strada"

"Tutti coloro che hanno permessi di protezione umanitaria ma si vedono negato il diritto all'accoglienza finiscono direttamente per strada, senza alcuna assistenza - prosegue l'esponente Pd - Una vicenda che ha dell'incredibile, gestita senza alcun preavviso e condivisione con il sindaco Riccardo Travaglini e con l'amministrazione locale che mette a rischio anche l'occupazione dei 120 operatori, a tempo indeterminato, che lavorano nel Cara. Non possiamo restare fermi di fronte a questa scelleratezza''.

Lavoratori in presidio al Mise

Con la notizia dei trasferimenti e dell'imminente chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, i lavoratori della Coop Auxilium, Siar e azienda Itaca lì impiegati sono da ieri in stato di agitazione. Il 24 gennaio dalle 15 alle 18.30 Fp Cgil, Fisascat Cisl e Uil Fpl saranno in presidio con i lavoratori sotto la sede del Mise, in via Molise a Roma, "per scongiurare la crisi sociale, che, oltre allo sradicamento degli ospiti oramai integrati nel territorio - si spiega in una nota - riguarda anche lavoratori e cittadini dell'area".

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