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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Reggio Emilia

Bibbiano, il sindaco Carletti torna libero. Zingaretti: "Vergogna, chi gli chiederà scusa?"

La Cassazione ha revocato l'obbligo di dimora per Carletti, che è accusato di abuso d'ufficio e falso per l'affidamento di alcuni locali per la cura di minori. Il prefetto: "Può tornare a fare il sindaco"

La Cassazione ha revocato l'obbligo di dimora nei confronti di Andrea Carletti, il sindaco di Bibbiano che figura tra i 29 indagati dell'inchiesta della Procura di Reggio Emilia "Angeli e Demoni" sul presunto sistema di affidi illeciti di minori in Val d'Enza. Carletti, sospeso dal ruolo su decisione del Prefetto e autosospesosi dal Pd, è accusato di abuso d'ufficio e falso riguardo all'affidamento di spazi per la cura di minori senza evidenza pubblica. Dopo la revoca delle misure, "Andrea Carletti da oggi può tornare a fare il sindaco in municipio a Bibbiano, nel pieno delle sue funzioni", ha detto il Prefetto di Reggio Emilia, Maria Grazia Forte.

Bibbiano, accolto il ricorso presentato da difensori del sindaco Carletti

Gli ermellini hanno dato ragione ai suoi difensori, gli avvocati Giovanni Tarquini e Vittorio Manes, revocando l'obbligo di dimora ad Albinea, dove Carletti vive con la sua famiglia, che era stato disposto nei suoi confronti dal Tribunale del Riesame che a settembre gli aveva revocato i domiciliari a cui era stato sottoposto dal 27 giugno.

In attesa delle motivazioni, la Cassazione avrebbe deciso per la revoca ritenendo insussistenti le condizioni per l'arresto di Carletti e quindi per una misura cautelare. Intanto per la metà di dicembre è prevista la chiusura delle indagini preliminari.

Zingaretti: "Campagna indecente contro il Pd e il sindaco di Bibbiano"

"La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di Bibbiano non si dimentica. Ma oggi c'è una altra domanda. Chi chiederà scusa ad Andrea Carletti e alle persone messe alla gogna ingiustamente? La Giustizia sta facendo chiarezza e ha tutto il nostro sostegno. A chi ha utilizzato una storia di cronaca giudiziaria per organizzarci una campagna politica dico nuovamente: vergognatevi!". Questo il commento del segretario dem Nicola Zingaretti dopo la notizia della decisione della Cassazione. Una posizione espressa anche da numerosi altri esponenti del Partito Democratico.

Sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Renzi di Italia Viva: "Vi ricordate la storia di Bibbiano? L’attacco violento di Lega e Cinque Stelle al sindaco? Le pagliacciate in Parlamento e sui social con lo slogan ‘Parlateci di Bibbiano?’. Bene. Ieri la Cassazione ha detto che quel sindaco non doveva essere arrestato. Una montagna di fango vergognosa contro un uomo che non meritava quel trattamento – ha scritto Renzi – "Ricorderete come l’arresto venne usato: il grimaldello per costruire la battaglia politica di chi ha più a cuore i sondaggi che la verità. La giustizia è una cosa seria. Lasciarla in mano ai giustizialisti rende questo Paese un posto barbaro. In attesa che qualcuno chieda scusa, un abbraccio a quel sindaco. Non smetteremo mai di chiedere giustizia e verità contro il populismo e gli slogan. No, non smetteremo mai".

Gli avvocati del sindaco: "Su Bibbiano violenta campagna mediatica"

Commentano i due legali: "Non si è entrati nel merito delle contestazioni, ma dopo una campagna mediatica straordinariamente violenta e deformante sul 'caso Bibbiano', o persino sul 'sistema Bibbiano' - proseguono - sembra cominciare a chiarirsi che in questa vicenda - ancora tutta da verificare - i reati e le condotte contestate sono molto diversi fra loro, anche e soprattutto per ordine di gravità, e nulla hanno a che vedere le presunte irregolarità amministrative che - in tesi di accusa - si contestano al sindaco Carletti rispetto alle 'forzature' o ai presunti 'abusi' nell'effettuazione delle diagnosi e nello svolgimento dell'attività terapeutica contestati a chi ha svolto quel servizio: fatti questi ultimi indubbiamente molto gravi, se venissero dimostrati e provati in giudizio, ma radicalmente diversi e distanti dalle presunte irregolarità amministrative nell'affidamento del servizio, e, si ripete, ancora tutti da verificare - tanto i primi quanto i secondi - nella pertinente sede processuale".

Tarquini e Manes aggiungono: " Avere mescolato tutto in un unico contesto è il frutto non solo di una evidente strumentalizzazione, ma anche di una semplificazione fuorviante, che spesso caratterizza i processi ad alto impatto mediatico tutto viene appiattito su uno sfondo indistinto, si annulla ogni distinzione tra protagonisti, comprimari, comparse e semplici spettatori, in un unico giudizio di disvalore che deforma i fatti e sacrifica non solo la presunzione di innocenza, ma anche il principio di personalità della responsabilità penale. Le prime decisioni dei giudici, ed ora anche questa della Cassazione, stanno cominciando a fare luce sui diversi dettagli della vicenda, e confidiamo che la verifica processuale possa chiarire sempre più le profonde diversità di ruoli e responsabilità".

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