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Giovedì, 25 Aprile 2024
CRONACA

Stamina, parlano gli esperti: "Il governo blocchi la sperimentazione"

Critiche del ministro della Salute Beatrice Lorenzin e degli esperti italiani di cellule staminali dopo la pubblicazione di un articolo della rivista Nature contro il metodo Stamina di Davide Vannoni

ROMA - Continuano le critiche al metodo Stamina, arrivate da alcuni scienziati italiani che hanno chiesto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin lo stop alla sperimentazione, e dopo la bolla della rivista scientifica Nature.

PARLA IL MINISTRO DELLA SALUTE - "Su questa vicenda ci sono luci e ombre. La denuncia di Nature sul metodo Stamina è molto grave e soprattutto desta grande preoccupazione. Però a questo punto Vannoni ha una strada, che è quella tracciata dal Parlamento: consegnare il protocollo senza fare trattative". Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il presidente di Stamina Foundation, ha sottolineato il ministro a margine dell'assemblea di Farmindustria, "deve lasciare il suo protocollo ad una commissione che è fatta di profili professionali di altissimo valore scientifico, e che dovrà esaminarne la bontà e la natura. La valutazione poi darà ragione o torto, come avviene in questi casi". La sperimentazione verrà avviata come previsto "rispettando le regole. Non credo - ha detto Lorenzin - ci siano altre strade; questa è la strada tracciata dal Parlamento".

ESPERTI CRITICI - All'indomani della pubblicazione dell'articolo di Nature sulla vicenda Stamina, dal quale emerge un accusa di plagio, alcuni fra i massimi esperti italiani di cellule staminali chiedono che il ministero della Salute blocchi la sperimentazione del Metodo Vannoni. "E' assolutamente indispensabile che il governo prenda decisamente e immediatamente le distanze da una pratica che, invece di essere sperimentata a spese dei contribuenti, dovrebbe essere semplicemente perseguita legalmente e bandita immediatamente da tutti gli ospedali pubblici del Servizio Sanitario Nazionale in modo fermo, inequivocabile e irreversibile", rileva uno dei massimi esperti internazionali di cellule staminali mesenchimali, Paolo Bianco, dell'università Sapienza di Roma.

Anche per Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa 'Stefano Ferrari' dell'Università di Modena e Reggio Emilia, alla luce della ricostruzione di Nature, "questa sperimentazione, che era inizialmente apparsa inevitabile, non ha adesso alcun senso e andrebbe evitata. Anche sulla base dei rischi ad essa connessi e già paventati dallo stesso ufficio brevettuale che ha respinto la domanda. Il tutto per rispetto verso pazienti che hanno creduto di trovarsi davanti ad una cura originale e in grado di rispondere alle loro speranze".

LA RISPOSTA DI VANNONI - Davide Vannoni, intanto, si è affidato ai social network per porre le sue condizioni per la sperimentazione al ministro della Salute Lorenzin. In un post pubblicato questa mattina sul suo profilo Facebook, il presidente della Fondazione Stamina ha scritto: "A questo punto direi che se il ministro Lorenzin vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione. Se, invece, ritiene di dare seguito alle argomentazioni di Bianco & co, chiediamo che ne dia comunicazione immediata, in modo da non farci perde più tempo, in funzione, soprattutto, delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina e che, nonostante questi maccheronici opinionisti, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone. In particolare chiediamo che: 1. La standardizzazione che stiamo facendo della metodica non venga in alcun modo modificata; 2. Spetti a Stamina la scelta delle tre patologie su cui fare la sperimentazione (suggeriamo Sla, paresi cerebrale infantile ed una malattia degenerativa non neurologica); 3. Venga individuato un solo laboratorio per la produzione cellulare in cui i nostri biologi possano controllare la produzione; 4. Vengano indivudati al massimo due centri per le applicazioni cliniche e le valutazioni che siano in prossimità del centro di produzione; 5. Venga nominata una CRO (organismo di controllo internazionale super partes) che certifichi tutti i dati ottenuti e l'applicazione della buona pratica clinica".

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